giovedì 20 febbraio 2020

Gianni Basso denuncia Banni Giasso. Basta con l’impunità degli anonimi sui social.


La critica, quando rispettosa della persona, è non solo legittima ma utile per migliorare. Ma sono due i requisiti essenziali per potersi permettere di criticare: il primo, come dicevo sopra, è il rispetto; il secondo è la responsabilità. Sui social, purtroppo, è possibile dire tutto, insultare, offendere, diffamare e calunniare nascondendosi dietro uno pseudonimo, una maschera. In questo modo si crede di avere una sorta di impunità, sostenuta anche dai social stessi che non intervengono se non dietro segnalazione di contenuti estremamente violenti o su azione della magistratura. Ed è quindi quasi obbligatorio rivolgersi alle autorità quando si viene presi di mira da questi soggetti mascherati.
La comunità social di Montegranaro, molto attiva e vivace, ha diversi esempi di pseudonimi che scrivono di vita pubblica. Alcuni, però, concentrano la loro azione su persone specifiche, producendo una sorta di mobbing, un autentico bullismo online. Il caso che mi riguarda è noto, ma c’è un'altra pagina Facebook che, oltre ad aver ripetutamente offeso me ed altri personaggi più o meno in vista al limite (e in qualche caso oltre il limite) della querela, ha addirittura come foto del profilo quella dell’ex Sindaco di Montegranaro, Gianni Basso, e il nome creato anagrammando quello dello stesso: Banni Giasso.
Questa pagina ha più volte parlato piuttosto male del politico montegranarese, anche qui andando molto prossima al limite tollerabile, e sempre senza prendersi alcuna responsabilità perché nessuno sa chi sia l’autore o gli autori. Gianni Basso, che frequenta da poco i social e ne fa un utilizzo limitato, non si era mai accorto di questa situazione finchè non ha letto un mio post e i relativi commenti pubblicati nel gruppo Facebook “Montegranaro Social”. Così ha deciso di tutelarsi, giustamente, soprattutto per l’abuso della sua immagine e della sua identità.
“Sono venuto a conoscenza di quanto un certo Banni Giasso, sotto falso nome (cioè col mio nome e cognome anagrammati insieme all'utilizzo di mie foto con occhi coperti), va sentenziando da tempo su Fb.” Dice Gianni Basso, quello vero.  È del tutto ovvio che qualcuno utilizza la mia persona per nascondersi a tutti e così poter proclamare le sue proprie idee come se fossero le mie, forse immaginando che così facendo esse assumano più valore (cioè, utilizzando la forma letteraria dell' "ipse dixit": se lo ha detto lui, allora è vero!), o semplicemente per nascondersi e così non dover rispondere responsabilmente di esse”.
La cosa non è piaciuta per niente all’ex sindaco, e ci mancherebbe: “In data odierna ho sporto regolare querela presso la locale stazione dei Carabinieri. In vita mia (nonostante i 44 anni di amministratore pubblico a più livelli) non sono mai giunto a sporgere querele o denunce nei riguardi di alcuno, cercando sempre una conciliazione personale in proposito”. E prosegue: “Non mi è stato possibile in questa occasione, proprio perchè chi si nasconde dietro all'anagramma Banni Giasso mi è del tutto sconosciuto. Se il soggetto si presentasse a me riconoscendo il suo errore, sarei pronto a ritirare la querela”.
Sono tempi duri, quindi, per i codardi del web. Io stesso, circa un mese fa, ho querelato gli anonimi autori della pagina Facebook “L’Ape Sbronza” dopo anni di insulti e offese varie, tollerati nella speranza di un ritorno all’uso della ragione e della civiltà. Magari è la volta buona che possiamo sapere tutti chi siano questi coraggiosi denigratori. Altra cosa triste di tutto questo meccanismo perverso sono quelli che seguono queste pagine, interagiscono e mettono i like, non rendendosi conto di avallare un comportamento lesivo, pericoloso e deprecabile, oltre che vigliacco. I social servono anche a questo: capire la pochezza della gente. Ora attendiamo fiduciosi l’opera degli inquirenti. Intanto offro la mia totale solidarietà a Gianni Basso, quello vero.

Luca Craia