Io, francamente,
sono stufo della gara per stabilire chi sia stato più cattivo, o quale
totalitarismo abbia mietuto più vittime. Trovo vomitevole l’etichettatura dei
giorni di commemorazione e, di conseguenza, lo schierare le vittime della
barbarie umana da una parte o dall’altra, loro malgrado. Ogni anno assistiamo
all’ignobile farsa di chi, il Giorno della Memoria, si ricorda dei nativi
americani e di chi, il Giorno del Ricordo, non ricorda un bel niente e magari
va a imbrattare una lapide con la vernice rossa. Sono inorridito delle bandiere
rosse per celebrare le vittime dell’Olocausto e dei marciatori al passo dell’oca
per ricordare quelle delle foibe. Tutto questo, oltre a essere un insulto all’intelligenza
e a chi ha la fortuna di possederne, è gravemente oltraggioso per i morti. Chi
è finito nei forni crematori di Dachau non era un comunista così come chi è
stato sbattuto dentro una foiba non era fascista: erano esseri umani, senza
bandiere, senza tessere. Erano esseri umani uccisi da altri esseri umani, e
solo su questo dovremmo ragionare e dibattere. Finchè restiamo divisi anche
davanti a cose immensamente empie come queste, finchè saremo così miserevoli da
utilizzare persino la morte di milioni di persone per scopi politici, saremo
sempre pronti a commettere di nuovo gli stessi sbagli.
Luca
Craia