sabato 8 febbraio 2020

Basta classificare i crimini. I morti non hanno bandiere.


Io, francamente, sono stufo della gara per stabilire chi sia stato più cattivo, o quale totalitarismo abbia mietuto più vittime. Trovo vomitevole l’etichettatura dei giorni di commemorazione e, di conseguenza, lo schierare le vittime della barbarie umana da una parte o dall’altra, loro malgrado. Ogni anno assistiamo all’ignobile farsa di chi, il Giorno della Memoria, si ricorda dei nativi americani e di chi, il Giorno del Ricordo, non ricorda un bel niente e magari va a imbrattare una lapide con la vernice rossa. Sono inorridito delle bandiere rosse per celebrare le vittime dell’Olocausto e dei marciatori al passo dell’oca per ricordare quelle delle foibe. Tutto questo, oltre a essere un insulto all’intelligenza e a chi ha la fortuna di possederne, è gravemente oltraggioso per i morti. Chi è finito nei forni crematori di Dachau non era un comunista così come chi è stato sbattuto dentro una foiba non era fascista: erano esseri umani, senza bandiere, senza tessere. Erano esseri umani uccisi da altri esseri umani, e solo su questo dovremmo ragionare e dibattere. Finchè restiamo divisi anche davanti a cose immensamente empie come queste, finchè saremo così miserevoli da utilizzare persino la morte di milioni di persone per scopi politici, saremo sempre pronti a commettere di nuovo gli stessi sbagli.

Luca Craia