Che sia un genio
non si discute: irriverente, provocatore, meticoloso, intelligente. Achille
Lauro ha già vinto il suo Sanremo diventandone il protagonista assoluto.
Parliamo tutti di lui, ed è questo il suo scopo. È marketing, una strategia
commerciale finissima portata avanti con grande professionalità. Achille Lauro
vende il suo prodotto e lo abbiamo già comprato tutti, quelli che lo osannano
come il messia salvatore di Sanremo e quelli che, come me, lo criticano perché a
Sanremo dovrebbe esserci la musica. Qualcuno lo accosta persino all’arte, con
parallelismi spericolati con Giotto o con la Casati.
Non c’entra niente
l’arte, men che niente c’entra la musica, a meno che non sia musicista pure la
mia cagnolina quando guaisce festosa al mio rientro a casa. Ma che sia un genio
non si discute. Achille Lauro ha fatto del palco di Sanremo un megaspot
pubblicitario e ci ha convinti tutti a comprare il suo prodotto in maniera
esemplare, che se vendesse la nutella saremmo tutti ciccia e brufoli. Io
stesso, in questo momento, sto dimostrando quanto sia bravo a vendere, parlando
di lui. Ed è anche il simbolo della nostra epoca, un’epoca in cui si commercia
con tutto, con la politica, con le disgrazie umane e, perché no, con qualcosa
che si spaccia per arte.
Che dire, un
applauso, perché se uno è bravo, è bravo. Però l’arte è un’altra cosa. La
musica è un’altra cosa.
(Nel post ho messo
la foto di Tenco, anziché quella di Achille Lauro, così chi non capisce lo
scritto ha la figura da guardare).
Luca
Craia