sabato 8 febbraio 2020

Achille Lauro è un genio. Del marketing. L’arte non c’entra nulla.


Che sia un genio non si discute: irriverente, provocatore, meticoloso, intelligente. Achille Lauro ha già vinto il suo Sanremo diventandone il protagonista assoluto. Parliamo tutti di lui, ed è questo il suo scopo. È marketing, una strategia commerciale finissima portata avanti con grande professionalità. Achille Lauro vende il suo prodotto e lo abbiamo già comprato tutti, quelli che lo osannano come il messia salvatore di Sanremo e quelli che, come me, lo criticano perché a Sanremo dovrebbe esserci la musica. Qualcuno lo accosta persino all’arte, con parallelismi spericolati con Giotto o con la Casati.
Non c’entra niente l’arte, men che niente c’entra la musica, a meno che non sia musicista pure la mia cagnolina quando guaisce festosa al mio rientro a casa. Ma che sia un genio non si discute. Achille Lauro ha fatto del palco di Sanremo un megaspot pubblicitario e ci ha convinti tutti a comprare il suo prodotto in maniera esemplare, che se vendesse la nutella saremmo tutti ciccia e brufoli. Io stesso, in questo momento, sto dimostrando quanto sia bravo a vendere, parlando di lui. Ed è anche il simbolo della nostra epoca, un’epoca in cui si commercia con tutto, con la politica, con le disgrazie umane e, perché no, con qualcosa che si spaccia per arte.
Che dire, un applauso, perché se uno è bravo, è bravo. Però l’arte è un’altra cosa. La musica è un’altra cosa.
(Nel post ho messo la foto di Tenco, anziché quella di Achille Lauro, così chi non capisce lo scritto ha la figura da guardare).

Luca Craia