venerdì 14 febbraio 2020

A Renzi non frega niente della prescrizione. Gli interessano i consensi del centro.


La spina a Conte Due la staccherà Renzi o se la staccherà da solo Conte Due? Poco importa, fatto sta che sembra proprio arrivata l’ora per questo strampalato esecutivo che infiniti addusse danni agli Italiani. La pregiudiziale posta da Renzi sul lodo Conte Bis, ossia sulla prescrizione che il signor Bonaventura… ops… il ministro Bonafede vorrebbe abolire aprendo l’era dei processi senza fine, sembra essere insormontabile e ha aperto una frattura che pare difficile ingessare.
Il punto è, però, che a Renzi, in realtà, della prescrizione non può fregare di meno. Ossia, forse gli importa pure, visti i guai giudiziari a cui sembra non essere immune. Ma non è per il principio o per la convinzione che Renzi sta aprendo la crisi di governo.
Cerchiamo di capire il personaggio: Renzi ha lasciato il PD perché voleva intercettare i voti dell’elettorato moderato. Aveva fatto i suoi conticini, e questi riportavano un tot di voti che, al momento, non sembra essere in grado di prendere. Il motivo è semplice: l’elettorato moderato italiano non gradisce questo governicchio e, se deve scegliere, obtorto collo sceglie la destra caciarona di Salvini che, nonostante tutto, appare più rassicurante.
Berlusconi, in questa destra, ha sempre interpretato l’anima centrista, ereditando (cerco di dirlo senza sembrare blasfemo) il ruolo della Democrazia Cristiana nel Pentapartito. Ora Berlusconi è al tramonto e, in un partito unipersonale come Forza Italia, dove vige il culto della personalità dell’imperatore-presidente, quando decade il capo decade un po’ tutto. Ecco che si sta creando un vuoto al centro che Renzi vorrebbe colmare. È andata male a sinistra, il nostro pinocchietto fiorentino è pronto a zompare a destra. Ma per farlo serve la scusa buona. La prescrizione è la scusa buona, servita su un piatto d’argento. Adesso vediamo come se la gioca.

Luca Craia