È in aula, a
Montecitorio, il testo di riforma del codice della strada. Sono diverse le
novità che potrebbero venire alla luce se approvate, alcune stupide, altre
pericolose, in quasi tutti i casi volte a far cassa e a non risolvere niente.
Pericoloso, per esempio, è l’innalzamento del limite di velocità a 150 km/h,
seppure in alcune tratte specifiche dove non sembrerebbe essere così strano
correre in quel modo. È pericoloso, e ve lo dice uno che ama la velocità, perché
sappiamo bene come ci sia gente che crede di saper guidare ma non è in grado, e
mandarla a 150 km/h sarebbe come dare in mano una pistola carica a un bambino
che gioca ai cowboy. Poi c’è la sciocchezza della responsabilità del conducente
qualora il passeggero non allacci la cintura di sicurezza. Non si capisce perché,
se il mio passeggero è maggiorenne e senziente, io sia responsabile della sua
condotta.
Poi c’è l’annosa
questione del telefonino in auto. Le novità riguardano tutte l’inasprimento
delle sanzioni, come se questo possa essere un deterrente sufficiente a far desistere
gli imbecilli dall’usare il telefono mentre guidano. Le sanzioni passeranno dall’attuale
minimo di 165 Euro a 422 Euro, con il massimo che si eleva da 661 Euro a
1.697, prevedendo anche la sospensione della patente da 7 giorni a due mesi. In
caso di recidività, la multa diventa di minimo 644 e massimo 2.588 Euro mentre raddoppiano
i punti della patente decurtati da 5 a 10.
Il
punto è che così, oltre a fare cassa, non si otterrà probabilmente niente. Se
si volesse davvero intervenire su quella che sta diventando un’autentica piaga,
causando probabilmente la gran parte degli incidenti, ci sarebbe la tecnologia in
grado di impedire direttamente che il telefono possa essere utilizzato impropriamente
in auto, limitandone il funzionamento solo se collegato bluetooth con il vivavoce
e inibendo le funzionalità online. Invece si sta andando nella direzione
opposta, con veicoli sempre più connessi e dotati di megaschermi che costituiscono
una distrazione ancora più grande del telefono stesso. Ma l’importante e fare
cassa.
Luca
Craia