mercoledì 29 gennaio 2020

La strage in Grecia a causa della crisi. L’ultimo genocidio di cui ci dimentichiamo.


Ogni anno la stessa tristissima solfa, quella specie di gara a quale sia il genocidio più grave della storia che si apre il giorno prima della Giornata Mondiale della Memoria e si chiude il giorno dopo, In questa miserabile gara, che dà la netta impressione di essere utile come autoassoluzione per certe coscienze che in qualche modo giustificano o vogliono quantomeno trovare una spiegazione a ciò che spiegazione non ha e non può avere, tanto meno un’assoluzione, ossia l’Olocausto, si stila la lista, più o meno approssimativa, dei grandi genocidi della storia, tirando in ballo, oltre che Armeni e Russi rinchiusi nei gulag, persino gli Indiani d’America.
L’uomo è una bestia cattiva. Questa bestia, nella storia, ha compiuto gesta di una malvagità inenarrabile, di cui l’Olocausto è sicuramente l’esempio più estremo e più prossimo al male assoluto. Stragi di Stato, genocidi scientifici, uccisioni di massa causate da ideologie folli o da spietati calcoli economici, la storia è piena di questi orribili fatti.
Ce ne è uno, però, del quale ci dimentichiamo, e ne parlo oggi, dopo la Giornata della Memoria che non voglio inquinare in alcun modo. Mi riferisco a una strage recentissima, probabilmente ancora in atto, i cui numeri non sapremo mai con precisione perché sono indefinibili, perché non c’è una mano che materialmente compie il delitto. Ciononostante, il delitto c’è, e rimane, ed è orribile come altri crimini contro l’umanità.
Non c’è neanche un colpevole identificabile, una o più persone accusabili materialmente del delitto, perché questa strage nasce da un sistema spietato e inumano, da un organismo vivente astratto che si chiama economia politica. È l’economia che decide se un uomo deve vivere o morire di stenti, se deve condurre un’esistenza agiata o se deve soffrire miseria, fame e malattie. È la politica che esegue gli ordini dell’economia, e in tutto questo non c’è un capo, non c’è un vertice: è un organismo a se stante, dotato di vita autonoma, e gestisce le nostre vite.
Questo organismo ha deciso che il mondo dovesse andare in crisi, il che significa che milioni di persone sono state condannate alla povertà, alla miseria, a una vita di stenti e, in molti casi, alla morte. In Grecia, Paese europeo, la crisi ha cominciato a mietere vittime già dal 2008. Quando l’Europa, anziché aiutare la Grecia e, soprattutto, i Greci, uomini, donne, bambini, a sopravvivere alla crisi, ha deciso di imporre un’austerità intollerabile, peggiore di una calamità naturale medievale, si è arrivati alla strage. Non ci sono numeri, dicevo, non sappiamo quanti morti abbia causato la crisi in Grecia, quanti morti non ha evitato l’Europa matrigna. Però sappiamo, per esempio, che la mortalità infantile, in Grecia, è aumentata del 43% solo tra il 2008 e il 2010. Sappiamo che, fino a oggi, sono morti oltre 700 bambini in più rispetto allo stesso periodo pre-crisi. Ed è facile immaginare quanti anziani rimasti senza cure, quante famiglie in difficoltà per trovare un’alimentazione adeguata, quanti malati non curati adeguatamente. Una strage senza dati ufficiali, senza colpevoli certi, una strage di cui non si parla perché, altrimenti, si fomenta l’odio, si alimentano le spinte antieuropeiste. Ma è chiaro che in Grecia è accaduto e sta ancora accadendo qualcosa di cui l’uomo debba vergognarsi. Ed è un qualcosa che può accadere ovunque e in qualsiasi momento, specie con questa politica asservita all’economia, ai mercati, che non tutela più le persone, che ha abbandonato l’umanità al suo destino e al pericolo di essere schiacciata dal dio denaro.

Luca Craia