Si va verso l’ennesima
riforma del sistema elettorale italiano, ma stavolta si abbandona ogni velleità
maggioritaria, anche in funzione della bocciatura del referendum per il
maggioritario di Salvini, e si punta dritti al proporzionale. Il maggioritario
non fa per noi, nazione gattopardiana, dove tutto cambia per non cambiare
niente, dove regna la cultura dell’intrallazzo, la venerazione per il furbo, l’arte
del gioco su più tavoli. Intendiamoci: non sto criticando il mio Paese, sto
solo riassumendo dei dati di fatto, tanto più che anche io sono piuttosto
incline al sistema proporzionale in quanto ritengo inutile parlare di
maggioritario e poi fare governi con alleanze impossibili, o possibili solo con
il sistema proporzionale. Insomma, è una questione di onestà intellettuale.
Il maggioritario è
fatto per gente che sa rispettare i patti, che assume un impegno e cerca di
portarlo a termine. Il maggioritario prevede lealtà, coerenza. Il maggioritario
non fa per noi, diciamocelo. Del resto, abbiamo sempre avuto il proporzionale,
abbiamo sempre assistito a una politica bizantina fatta di accordi sottobanco,
di detti e non detti, di pugnalate per poi abbracciarsi e ripugnalarsi di nuovo.
Certo, a fare questa politica, un tempo, c’era gente che ci capiva, di
politica. Ma dobbiamo adattarci col materiale che abbiamo. E poi, del resto, il
maggioritario abbiamo provato a farlo, ma non ci riesce proprio. E alla fine si
sono arresi pure quelli che volevano rinnovare la politica, che volevano
entrare nel palazzo e rovesciare tutto. Ora sono proprio loro che presentano la
proposta di legge per tornare all’antico. Intanto, Andreotti, da qualche parte
se la sta sicuramente ridendo.
Luca
Craia