venerdì 17 gennaio 2020

Per l’Italia gattopardiana serve solo il proporzionale. E i rinnovatori tornano all'antico.

Si va verso l’ennesima riforma del sistema elettorale italiano, ma stavolta si abbandona ogni velleità maggioritaria, anche in funzione della bocciatura del referendum per il maggioritario di Salvini, e si punta dritti al proporzionale. Il maggioritario non fa per noi, nazione gattopardiana, dove tutto cambia per non cambiare niente, dove regna la cultura dell’intrallazzo, la venerazione per il furbo, l’arte del gioco su più tavoli. Intendiamoci: non sto criticando il mio Paese, sto solo riassumendo dei dati di fatto, tanto più che anche io sono piuttosto incline al sistema proporzionale in quanto ritengo inutile parlare di maggioritario e poi fare governi con alleanze impossibili, o possibili solo con il sistema proporzionale. Insomma, è una questione di onestà intellettuale.
Il maggioritario è fatto per gente che sa rispettare i patti, che assume un impegno e cerca di portarlo a termine. Il maggioritario prevede lealtà, coerenza. Il maggioritario non fa per noi, diciamocelo. Del resto, abbiamo sempre avuto il proporzionale, abbiamo sempre assistito a una politica bizantina fatta di accordi sottobanco, di detti e non detti, di pugnalate per poi abbracciarsi e ripugnalarsi di nuovo. Certo, a fare questa politica, un tempo, c’era gente che ci capiva, di politica. Ma dobbiamo adattarci col materiale che abbiamo. E poi, del resto, il maggioritario abbiamo provato a farlo, ma non ci riesce proprio. E alla fine si sono arresi pure quelli che volevano rinnovare la politica, che volevano entrare nel palazzo e rovesciare tutto. Ora sono proprio loro che presentano la proposta di legge per tornare all’antico. Intanto, Andreotti, da qualche parte se la sta sicuramente ridendo.

Luca Craia