Che una persona
ubriaca o drogata guidi una macchina è un fatto grave di per sé. Che facendolo
uccida altre persone è gravissimo ed è giusto che venga punita. L’omicidio
stradale è una piaga sempre più dolorante, e ne vediamo esempi tragici spesso,
troppo spesso. Intervenire su chi guida in stato di alterazione è giusto,
dicevamo, ma mi pare evidente che non sia sufficiente. È evidente perché,
nonostante la severità delle nuove leggi, delle punizioni, dei controlli, il problema
rimane, anzi, si acuisce.
È chiaro, quindi, che
la semplice punizione dei guidatori sia insufficiente, che si sta intervenendo
in maniera non efficace. E non è efficace semplicemente perché si interviene
sugli effetti e non sulle cause, si curano i sintomi ma non la malattia. E la
malattia è culturale, ampia, complessa, non facile da curare. Solo che è lì che
bisogna concentrarsi.
Il problema,
dicevamo, è culturale. Risiede nella cultura, appunto, che porta i giovani, ma
non solo, a cercare divertimento e soddisfazione tramite stati di alterazione,
tramite l’assunzione di sostanze, tramite sistemi di svago che tendono a stordire,
a portare lontani dalla realtà. È la cultura della notte, dei locali aperti
fino al giorno dopo, il rovesciamento dei tempi naturali di sonno e veglia, la
notte intesa come luogo-non luogo dove tutto è concesso, dove si può perdere
coscienza di se stessi e del monto reale, la notte come universo parallelo,
virtuale.
Solo che la notte,
alla fine è reale. Lo diventa quando ci si riprende e si capisce il male che si
è fatto. Ma anche quando gli effetti dell’assunzione di sostanze, siano esse droghe
o alcool, diventano persistenti, non se ne vanno più dopo qualche ora di sonno.
I morti causati da questo stile di vita sono tanti, troppi. Occorre intervenire,
e bisogna farlo proprio sullo stile di vita. Servono provvedimenti coraggiosi e
forti, serve regolamentare gli orari dei
locali, intensificare i controlli all’interno degli stessi, responsabilizzarne maggiormente
i gestori.
Poi bisogna
lavorare sulla cultura che c’è dietro, sui giovani, sulla loro educazione.
Bisogna far passare un messaggio preciso, e bisogna farlo responsabilizzando
chi fa cultura di massa, chi fa musica, chi fa film, chi scrive libri e sulla rete. Bisogna tornare a un modo di
divertirsi sano, a uno svago naturale, non artefatto. Bisogna offrire ai giovani
occasioni di svago a portata di mano, vicino casa, facilmente controllabili. E
poi c’è da intervenire sulla diffusione delle sostanze psicotrope. È difficile,
è molto più facile mandare in galera un guidatore ubriaco o drogato. Ma se
vogliamo fermare le stragi dello sballo, bisogna lavorare ad ampio spettro,
bisogna avere coraggio.
Luca
Craia