mercoledì 8 gennaio 2020

Omicidio stradale: si cura il sintomo ma non si fa nulla per la malattia.


Che una persona ubriaca o drogata guidi una macchina è un fatto grave di per sé. Che facendolo uccida altre persone è gravissimo ed è giusto che venga punita. L’omicidio stradale è una piaga sempre più dolorante, e ne vediamo esempi tragici spesso, troppo spesso. Intervenire su chi guida in stato di alterazione è giusto, dicevamo, ma mi pare evidente che non sia sufficiente. È evidente perché, nonostante la severità delle nuove leggi, delle punizioni, dei controlli, il problema rimane, anzi, si acuisce.
È chiaro, quindi, che la semplice punizione dei guidatori sia insufficiente, che si sta intervenendo in maniera non efficace. E non è efficace semplicemente perché si interviene sugli effetti e non sulle cause, si curano i sintomi ma non la malattia. E la malattia è culturale, ampia, complessa, non facile da curare. Solo che è lì che bisogna concentrarsi.
Il problema, dicevamo, è culturale. Risiede nella cultura, appunto, che porta i giovani, ma non solo, a cercare divertimento e soddisfazione tramite stati di alterazione, tramite l’assunzione di sostanze, tramite sistemi di svago che tendono a stordire, a portare lontani dalla realtà. È la cultura della notte, dei locali aperti fino al giorno dopo, il rovesciamento dei tempi naturali di sonno e veglia, la notte intesa come luogo-non luogo dove tutto è concesso, dove si può perdere coscienza di se stessi e del monto reale, la notte come universo parallelo, virtuale.
Solo che la notte, alla fine è reale. Lo diventa quando ci si riprende e si capisce il male che si è fatto. Ma anche quando gli effetti dell’assunzione di sostanze, siano esse droghe o alcool, diventano persistenti, non se ne vanno più dopo qualche ora di sonno. I morti causati da questo stile di vita sono tanti, troppi. Occorre intervenire, e bisogna farlo proprio sullo stile di vita. Servono provvedimenti coraggiosi e forti, serve regolamentare  gli orari dei locali, intensificare i controlli all’interno degli stessi, responsabilizzarne maggiormente i gestori.
Poi bisogna lavorare sulla cultura che c’è dietro, sui giovani, sulla loro educazione. Bisogna far passare un messaggio preciso, e bisogna farlo responsabilizzando chi fa cultura di massa, chi fa musica, chi fa film, chi scrive libri e  sulla rete. Bisogna tornare a un modo di divertirsi sano, a uno svago naturale, non artefatto. Bisogna offrire ai giovani occasioni di svago a portata di mano, vicino casa, facilmente controllabili. E poi c’è da intervenire sulla diffusione delle sostanze psicotrope. È difficile, è molto più facile mandare in galera un guidatore ubriaco o drogato. Ma se vogliamo fermare le stragi dello sballo, bisogna lavorare ad ampio spettro, bisogna avere coraggio.

Luca Craia