Un
istituto romano con quattro sedi scolastiche, si presenta all’utenza, tramite
il proprio sito internet, così: “la sede di via Trionfale e il plesso di via
Taverna accolgono alunni appartenenti a famiglie del ceto medio-alto, mentre il
plesso di via Assarotti, situato nel cuore del quartiere popolare di Monte
Mario, accoglie alunni di estrazione sociale medio-bassa e conta, tra gli
iscritti, il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana. (…) Il
plesso sulla via Cortina d’Ampezzo accoglie prevalentemente alunni appartenenti
a famiglie dell’alta borghesia assieme ai figli dei lavoratori dipendenti
occupati presso queste famiglie (colf, badanti, autisti, e simili)”.
È logico
che ne sia seguita una violenta polemica, seguita dai maggiori quotidiani, che
ha costretto la dirigenza scolastica a rimuovere il testo dal proprio sito e a
tentare, in realtà in maniera piuttosto goffa, di giustificarlo adducendo come
motivazione le indicazioni del MIUR che, a quanto risulta, non pare però che
inviti a dividere gli studenti per classi sociali.
È una
cosa che mette i brividi, di un classismo spaventoso, che meraviglia anche in
considerazione del fatto che la Preside dell’istituto si chiama Nunzia Marciano ed è conosciuta per le sue idee
progressiste. La dirigente divenne nota alle cronache anni fa, quando era
dirigente dell’Istituto Carlo Pisacane, scuola che annoverava, all’epoca, il
90% di studenti di origine straniera. La dottoressa Marciano riteneva un fatto
positivo questa estrema concentrazione di stranieri, tanto da voler intitolare
la scuola a Tsunesaburo Makiguchi, filosofo giapponese di cultura
buddista, cosa che non le fu consentita. Anzi, l’allora Ministro della Pubblica
Istruzione, Letizia Gelmini, emanò appositamente una circolare per limitare al
30% del totale la presenza di studenti stranieri nelle classi.
Luca Craia