Ci sono cose che
non appartengono alla politica, appartengono a noi, alla gente, alla nostra
cultura, al nostro sentire, al nostro pensare che deve essere libero, non
condizionato da ideologie, calcoli elettorali o tifoserie di stampo calcistico.
Ogni cosa, ogni argomento va inteso nel suo specifico e su questo si ragiona e
si colgono le sfumature, che sono tante. Così come certi simboli, che sono
patrimonio comune, storia di tutti, emblemi di un Popolo e di una Nazione e non
possono essere attribuiti a questa o quella parte, privandone gli altri.
Facciamo l’esempio
di Bella Ciao, che è un pezzo di storia. È il canto dei partigiani che hanno
contribuito a liberare l’italia. E i partigiani non erano tutti comunisti come
ci si vuole far credere. C’erano partigiani cattolici, poi confluiti nella
Democrazia Cristiana che nascerà poco dopo, c’erano partigiani laici e
liberali, che poi si riferirono al Partito D’Azione. L’uso politico che oggi si
fa dell’antico canto della Liberazione è vergognoso. Così come fu inaccettabile
l’utilizzo del Coro del Nabucco, il Va Pensiero di Verdi, da parte della Lega
come inno di partito, anche l’uso della sinistra che fa sua in modo esclusivo
Bella Ciao, arrivando a trasformarla in qualcosa di odioso per chi la pensi
diversamente, è un obbrobrio intollerabile.
Ma sono tanti gli
esempi, a partire dalla cronaca. Etichettare politicamente una vicenda equivale
a sminuirne la portata. Prendiamo il caso Bibbiano. Qui ci sono due
strumentalizzazioni, quella di destra, che indica come la questioni riguardi
esclusivamente e marcatamente il PD, e quella di sinistra, col PD che si è
messo in difesa degli accusati fin dalla prima ora, tra l’altro causando la
reazione della destra. Bibbiano è una vicenda mostruosa, che non è di destra e
non è di sinistra. È mostruosa e basta, e dovrebbe far inorridire chiunque. E
dovrebbe far riflettere su un sistema, quello degli affidi e delle adozioni e,
più in generale, sulla tutela dei minori. Ma, con la strumentalizzazione in
corso, da ambo le parti, non si discute del problema ma delle sue presunte
implicazioni politiche. E il danno è evidente.
Di esempi di
questo tipo ce ne sono a pacchi, potrei andare a vanti a scrivere per ore ma mi
fermo qui, perché credo che il concetto sia chiaro: non siamo ancora arrivati
al pensiero unico, ma stiamo utilizzando due pensieri distinti ma privi di
distinguo. Viviamo in un’epoca in cui tutto o è bianco o è nero, senza alcun
colore intermedio. Stiamo perdendo un sacco di colori, stiamo tralasciando un
sacco di considerazioni, di ragionamenti. E in mezzo a tutto questo, ci
perdiamo la verità
Luca
Craia