mercoledì 22 gennaio 2020

Di Maio se ne va. Le prime dimissioni preventive della storia. Fine di un’epoca o fine del Movimento? Un’occasione persa.


I leader si dimettono quando prendono atto di aver fallito nel loro progetto. Che progetto avesse in mente Di Maio rimane oscuro, ma è chiaro che ha fallito, qualsiasi cosa volesse fare. Molto probabilmente l’attestato del suo fallimento arriverà domenica sera, a urne chiuse in Emilia Romagna. Ed è qui che si conclama il poco spessore di questo personaggio politico che alla politica ha dato così poco ma che è riuscito a sgretolare una forza che era riuscita a superare il 30% dei consensi: si è dimesso preventivamente, prima ancora di affrontare la conseguenza del suo agire, una sconfitta che pare scritta sulla pietra.
Di Maio non ha massacrato il Movimento 5 Stelle, semplicemente l’ha lasciato massacrare. Ha lasciato che il PD lo fagocitasse, nella smania di evitare di essere fagocitato dalla Lega. Ha lasciato che il Movimento perdesse la sua identità, che non era politica o ideologica ma che, quantomeno, era morale. Un’identità morale persa nel momento in cui, con estrema incoerenza, si è andato ad alleare con quello che era stato dipinto dal Movimento stesso come il diavolo, il male assoluto. Un’alleanza di puro potere, difficile da spiegare a chi credeva in certi ideali, forse utopici, ma nobili e che si sono sgretolati di fronte alla necessità di rimanere al potere per il potere e non per il Paese, per quella rivoluzione culturale che ci si era dati come obiettivo.
Ma non possiamo addossare la responsabilità del tracollo a cinque stelle soltanto a Di Maio. Il tracollo parte dallo stesso Grillo, ora interessato in altre cose, che ha abbandonato il giocattolo in mano a bambini incapaci di farlo funzionare, chissà per quale nuova mira, progetto, idea. Il tracollo passa per le posizioni assurde di Roberto Fico e per il disimpegno di Alessandro Di Battista. Ma anche dall’ottusità generale di chi ha preso ogni decisione per oro colato senza metterla in discussione, facendo scappare chi era in dissenso.
È la fine di un’epoca, ha ragione Di Maio. È la fine del Movimento 5 Stelle, dei Grillini. Qualcosa sopravviverà senz’altro, ma non sarà la stessa cosa. Si dovranno rifondare, dice l’ex leader, ma più che altro nascerà qualcosa di nuovo che con il movimento originario avrà davvero poco a che fare. Peccato, un’occasione persa.

Luca Craia