Cosa celebriamo
oggi, 12 dicembre 2019, a cinquant’anni dalla strage di Piazza Fontana? Non
celebriamo le vittime, le prendiamo in giro. Perché dopo cinquant’anni ancora
non c’è una verità, perché ci siamo accontentati di quanto sta scritto sulla
lapide, anche se la verità processuale non c’è, non ha trovato un colpevole,
non è andato in galera nessuno.
Oggi le massime
cariche dello Stato andranno a Milano a fare la faccia triste, a pronunciare grondanti
retorica, a stringere mani che cercano la verità e non la trovano da cinquant’anni.
Quelle stesse cariche dello Stato avrebbero potuto aprire gli armadi, tirare
fuori le carte, mandare per aria un intero sistema che ha consentito che
accadesse quello che è accaduto il 12 dicembre del 1969 e che lo ha coperto per
tutti questi anni.
Colpevoli sono
anche quelle mani che stringono mani, quei sorrisi mesti e finti, quelle bocche
che pronunciano parole vuote. Colpevoli siamo tutti, perché non abbiamo mai
avuto la forza di pretendere la verità su fatti che hanno stabilito in maniera
inequivocabile come la nostra democrazia sia limitata, come le nostre vite di
cittadini valgano poco più di niente quando poteri dello Stato stesso, quello Stato
che siamo anche noi, hanno la necessità di sacrificarle.
Luca
Craia