Se la lista dei
terremotati per le prossime elezioni regionali delle Marche è una provocazione,
passi, anche se non credo che possa sortire qualche effetto se non dei
malcelati risolini da chi fa politica ad alti livelli. Se non lo è, mi pare un’idea
piuttosto sciocca che potrebbe aggiungere danni ai danni già fatti dalla politica.
I terremotati sono divisi, prima di tutto dagli interessi personali, poi dalle
varie tifoserie politiche. Già solo per questo mi pare piuttosto complesso (e
scarsamente credibile) creare una lista che sia equidistante dagli attuali
schieramenti. Il rischio è che diventi un qualcosa di scarsamente
rappresentativo e, magari, lo strumento per qualche furbacchione (categoria
piuttosto nutrita) per crearsi visibilità e magari qualcosa in più.
Difficilmente potrebbe
far eleggere un rappresentante in seno al Consiglio Regionale ma, anche fosse, questo
rappresentante chi rappresenterebbe? E quale ruolo politico avrebbe? Farebbe,
forse, l’interesse dei terremotati quando si trattano materie attinenti, ma
quando le materie non saranno attinenti, come voterà? Con chi si schiererà? Il
rischio è che venga fagocitato da uno degli schieramenti in campo e, in ogni
caso, molto probabilmente finirà per essere inviso a una o a tutte le parti,
isolando ancora di più i terremotati e le loro problematiche.
I terremotati, anziché
ragionare su queste idee fantasiose e, diciamolo, pericolose, dovrebbero farsi
sentire dalle forze politiche esistenti, magari cercare di far rappresentare i
propri interessi da candidati nelle liste canoniche, diventare priorità per chi
si candida a guidare la Regione nel prossimo quinquennio. Ma, finchè
continueranno le piccole e meschine faide tra campanili e all’interno dei
campanili stessi, faide in cui muoiono tutti e, prima di tutto, il territorio, nessuno
considererà le questioni legate al terremoto come importanti, nessuno ascolterà
la voce dei terremotati perché la voce, i terremotati, non ce l’hanno. E non c’è
lista che tenga.
Luca
Craia