mercoledì 16 ottobre 2019

Fermiamo il traffico di carne umana, fermiamo i naufragi. Non si può morire per andare all’inferno.


Non gli fanno pena quei corpi imputriditi dall’acqua, quei bambini abbracciati alle madri in fondo al mare. In realtà, non gli fanno pena, gli fanno comodo. Comodo per supportare la loro stessa esistenza politica che, altrimenti, avrebbe davvero poco senso; comodo per avere qualcosa su cui far leva per sollecitare le coscienze della gente, una sollecitazione manipolante, opportunista, falsa come l’oro di Bologna. Perché è più facile commuoversi davanti a un corpicino annegato piuttosto che ragionare e capire che così non va, che non è questa, non può essere questa la soluzione.
Con il nuovo governo italiano, la situazione degli sbarchi ma, soprattutto, dei naufragi non è migliorata per niente, tutt’altro. Ci sono morti in mare quasi ogni giorno, i centri di accoglienza sono al collasso, il traffico di carne umana prospera. Un’importazione di uomini destinati “a fare i lavori che gli Italiani non vogliono fare più”, cioè raccogliere pomodori per quattro spiccioli e morire in un campo o dentro l’incendio di una baracca fatta con gli avanzi di qualche generosissimo Italiano; lavori che gli Italiani non vogliono fare più perché sottopagati, sfruttati, pericolosi. Ma qualcuno li deve fare, qualcuno serve per tenere basso il costo della manodopera, qualcuno serve per portare la droga anche a Macerata, per creare tensione, quella tensione che tanto aiuta la politica a tenere buona la mandria degli elettori.
Non funzionano le politiche del nuovo governo sull’immigrazione. Non funzionano perché non ci sono. Non c’è un progetto, non c’è un disegno, c’è solo un fiume di parole roboanti e ridondanti per far passare da cattivo chi, invece, qualcosa vorrebbe farlo, magari sbagliando, ma facendo qualcosa; parole per mettere in pace le coscienze, per non pensare. Non pensare a quei corpicini in fondo al mare che, con politiche diverse, non ci sarebbero, magari starebbero in un campo africano a giocare, in una scuola africana che dovremmo costruire, ad aspettare il ritorno dei genitori dal lavoro che dovremmo creargli.
Servono politiche importanti, non fuffa come è stato fatto finora. Serve un progetto internazionale, mondiale, una strategia di geopolitica che ridisegni il sud del mondo. Perché è l’unica strada, difficile, impegnativa, ma l’unica che eviti che questa povera gente muoia per il miraggio di un paradiso che non c’è, che rischi la vita per andare all’inferno. Quella a cui stiamo assistendo oggi è una politica ipocrita, di un’ipocrisia omicida. Una politica stragista.  

Luca Craia