Giornata di celebrazioni, oggi, come
previsto, in tutto il cratere del centro Italia. Politici incravattati con la
faccia triste, parole di circostanza sui social, qualche distratto che chatta
durante la messa di Amatrice, un fiume di inchiostro sulla stampa stampata e di
parole pigiate sulle tastiere per quella online. Il disegno che ne esce è un
brutto disegno, che non rispecchia la realtà dei terremotati, anzi, nel offende
la dignità. Aprendo giornali, televisioni, notiziari vari sembra che chi è
stato colpito dal sisma del 2016, chi ha perso i propri cari, la propria casa,
i propri beni sia lì, piangente e inerte ad attendere qualche magnanimo aiuto
dallo Stato, aiuti promessi e mai arrivati. Ebbene, niente è più distante dalla
realtà.
I terremotati del centro Italia non
hanno bisogno di elemosine, di elargizioni, della magnanimità e del gran cuore
dei politici che oggi sono andati a farsi immortalare. I terremotati vogliono
che sia data loro la possibilità di ricostruire la loro casa, il loro paese, la
loro comunità. Il punto è questo: la ricostruzione non parte non perché qualcuno
si sta piangendo addosso, ma perché a questa gente, pronta a rimboccarsi le
maniche e a investirsi in prima persona per ricostruire, non è stata data la
possibilità di farlo. Non è solo questione di soldi, è anche questione di soldi.
Ma, soprattutto, è questione di cappi, lacciuoli, ostacoli, trappole burocratiche
che impediscono di iniziare sul serio a ricostruirsi casa, azienda, futuro.
Leggi contraddittorie, complicazioni assurde, tecnici che non sanno dove
mettere le mani perché come fanno sbagliano. E le sanzioni sono pesanti, non si
scherza.
Poi, certo, servono i soldi. Ma quelli
pare che, alla fine potrebbero anche esserci. È che non si riesce a partire.
Non ci riescono i Comuni, non ci riescono i privati perché è talmente
complicato che il rischio di sbagliare è enorme, e sbagliare può costare caro.
Mi raccontava una persona che ha vissuto, ai tempi, il terremoto del Friuli,
che in quel caso si ricostruì con la massima celerità anche perché lo Stato lo
lasciò fare, dando la massima collaborazione ma senza creare intralci burocratici.
Oggi è ovvio che non si possa più agire in questo modo, tra mafie, malaffare e
lestofanti sempre pronti a sciacallare. Ma l’impostazione che si è data all’impianto
giuridico per la ricostruzione è talmente complessa e inestricabile che sembra
fatta apposta per impedire che si vada avanti. Sembra.
Però l’immagine del terremotato che si
piange addosso no, quella non è accettabile. Questa gente è abituata a
lavorare, a ottenere risultati, a crearsi quello che gli serve col sudore della
fronte. Questa è gente che non cerca elemosine, che non chiede nulla di più di
quanto gli spetta. Questa è gente che vuole soltanto ritornare a vivere
normalmente la propria vita. E glielo stanno impedendo. Questo bisogna
raccontare.
Luca Craia