sabato 24 agosto 2019

I terremotati non aspettano elemosine. Vogliono che gli si consenta di ricostruire


Giornata di celebrazioni, oggi, come previsto, in tutto il cratere del centro Italia. Politici incravattati con la faccia triste, parole di circostanza sui social, qualche distratto che chatta durante la messa di Amatrice, un fiume di inchiostro sulla stampa stampata e di parole pigiate sulle tastiere per quella online. Il disegno che ne esce è un brutto disegno, che non rispecchia la realtà dei terremotati, anzi, nel offende la dignità. Aprendo giornali, televisioni, notiziari vari sembra che chi è stato colpito dal sisma del 2016, chi ha perso i propri cari, la propria casa, i propri beni sia lì, piangente e inerte ad attendere qualche magnanimo aiuto dallo Stato, aiuti promessi e mai arrivati. Ebbene, niente è più distante dalla realtà.
I terremotati del centro Italia non hanno bisogno di elemosine, di elargizioni, della magnanimità e del gran cuore dei politici che oggi sono andati a farsi immortalare. I terremotati vogliono che sia data loro la possibilità di ricostruire la loro casa, il loro paese, la loro comunità. Il punto è questo: la ricostruzione non parte non perché qualcuno si sta piangendo addosso, ma perché a questa gente, pronta a rimboccarsi le maniche e a investirsi in prima persona per ricostruire, non è stata data la possibilità di farlo. Non è solo questione di soldi, è anche questione di soldi. Ma, soprattutto, è questione di cappi, lacciuoli, ostacoli, trappole burocratiche che impediscono di iniziare sul serio a ricostruirsi casa, azienda, futuro. Leggi contraddittorie, complicazioni assurde, tecnici che non sanno dove mettere le mani perché come fanno sbagliano. E le sanzioni sono pesanti, non si scherza.
Poi, certo, servono i soldi. Ma quelli pare che, alla fine potrebbero anche esserci. È che non si riesce a partire. Non ci riescono i Comuni, non ci riescono i privati perché è talmente complicato che il rischio di sbagliare è enorme, e sbagliare può costare caro. Mi raccontava una persona che ha vissuto, ai tempi, il terremoto del Friuli, che in quel caso si ricostruì con la massima celerità anche perché lo Stato lo lasciò fare, dando la massima collaborazione ma senza creare intralci burocratici. Oggi è ovvio che non si possa più agire in questo modo, tra mafie, malaffare e lestofanti sempre pronti a sciacallare. Ma l’impostazione che si è data all’impianto giuridico per la ricostruzione è talmente complessa e inestricabile che sembra fatta apposta per impedire che si vada avanti. Sembra.
Però l’immagine del terremotato che si piange addosso no, quella non è accettabile. Questa gente è abituata a lavorare, a ottenere risultati, a crearsi quello che gli serve col sudore della fronte. Questa è gente che non cerca elemosine, che non chiede nulla di più di quanto gli spetta. Questa è gente che vuole soltanto ritornare a vivere normalmente la propria vita. E glielo stanno impedendo. Questo bisogna raccontare.

Luca Craia