venerdì 5 luglio 2019

Sgarbi centra il problema: per il turismo nelle Marche mancano le teste, non i soldi.


Il problema non è la mancanza di soldi ma di idee. Siamo governati da ignoranti, capre, stupidi. Abbiamo un potenziale meraviglioso tuttora attivo che viene amministrato da gente incapace, in tutti i punti di governo”. Come suo costume, Vittorio Sgarbi le cose non le manda a dire e, quando parla d’arte e di cultura, sa esattamente quello che dice. In questo caso sta parlando del turismo culturale. L’occasione è data dalla presentazione del suo ultimo libro al teatro di Porto San Giorgio, quindi i riferimenti, pur essendo in generale applicabili in tutta Italia, sono calati nello specifico della realtà locale marchigiana e fermana. Prendo spunto dalle sue parole per un breve ragionamento.
Infatti qui da noi non mancano certo le attrattive: ogni piccolo paese possiede un tesoro d’arte, di storia, di cultura, sfido chiunque a trovarmi un’eccezione. I soldi ci sono, la Regione Marche ne spreca a pacchi ogni anno per iniziative che, spesso, di culturale hanno solo il nome e i cui effetti sul turismo si attestano intorno allo zero. Poi ci sono le realtà locali, i comuni, con gli assessorati alla cultura e al turismo troppo spesso lasciati sostanzialmente senza portafoglio e affidati, quando va bene, ad amatori di dubbie competenze ed esperienze insignificanti quando non a personaggi con la terza media e un’idea molto confusa di chi fosse Piero della Francesca.
Il problema, comunque, nasce dall’alto, dallo stesso ministero, terra di conquista per personaggi politici di secondo livello che, a ogni cambio di governo, impostano la loro rivoluzione, distruggendo quel poco fatto prima, giusto o sbagliato che sia. Poi ci sono le Soprintendenze, negli anni enormemente depotenziate, soffocate da montagne di scartoffie e scarsissimo personale per smaltirle. Basti pensare che una mia richiesta di permesso per uno studio sugli affreschi di Sant’Ugo, a Montegranaro, del tutto gratuita per le casse pubbliche, giace da mesi in qualche cassetto.
Il problema di fondo, però, rimangono i campanili, la notoria incapacità di fare consorzio che distingue i Marchigiani. Per quante buone iniziative culturali abbiamo visto negli anni in diversi centri del territorio, esse rimangono sostanzialmente sterili o di scarso effetto su larga scala perché non si riesce a pensare a una rete che produca un’offerta turistico-culturale competitiva con le città d’arte. Pensiamo a Fermo, ricca di bellezze ma non paragonabile a Firenze, Venezia e altri centri culturali di tutt’altro livello. È impensabile che un turista parta appositamente per una vacanza culturale a Fermo. Ma Fermo potrebbe fare rete col territorio e produrre un’offerta unica e articolata. A quel punto diventerebbe competitiva. Non lo fa perché la politica divide, i campanili dividono e le teste dei Marchigiani sono ancora quelle del contadino che zappa il suo campicello e, se il vicino mette un piede al di là del melo cotogno,  glielo tronca con la lama della zappa. Così è se vi pare.

Luca Craia