mercoledì 3 luglio 2019

Nell’Italia che assolve la Capitana, un terremotato va in galera per un capanno di legno.


Gli hanno dato due mesi di galera, più una multa di 7.500 Euro, per essersi costruito una specie di capanna per vivere in attesa che partisse la ricostruzione che, ricordiamolo, a parte le resurrezioni musicali e un sacco di nastri tagliati, a distanza di tre anni dal terremoto non è partita proprio per niente. Però le leggi vanno rispettate, sissignore, per cui il terremotato di Acquasanta è stato condannato e, se il giudice poteva essere clemente, utilizzando la nota discrezionalità, clemente non è stato per niente.
L’uomo, in realtà gli uomini, visto che si tratta di padre e figlio, stava tentando di costruirsi una specie di abitazione, sopraelevando un capanno rurale esistente. Immaginiamo facilmente che abuso edilizio abnorme che ne sarebbe venuto fuori. Fatto sta che, Nonna Peppina insegna, non si può fare. Sono intervenuti solerti tecnici comunali, che evidentemente hanno poco da fare e possono dedicarsi a queste cose, e sono scattate le denunce. Intanto il padre, anziano, è morto e a prendersi il processo c’è rimasto solo il figlio. Se dico che, nella morte dell’anziano, forse c’entra anche il dispiacere per questa brutta storia, oltre che per aver perso tutto, almeno a Fiastra mi darebbero dello sciacallo, per cui non lo dirò.
Fatto sta che la legge, col terremotato di Acquasanta, è stata implacabile. Più o meno come con la Capitana della Sea Watch, che dovrà pagare per essersene fregata delle nostre norme e per aver quasi ammazzato qualche finanziere. Ma attenzione… mi dicono dalla regia che non pagherà. Strano…

Luca Craia