lunedì 17 giugno 2019

La stucchevole gara a chi è più fascista è pericolosa.


Chi è più fascista? Chi pesta a sangue due ragazzini perché portano una maglietta bordò o chi tira un razzo di segnalazione sotto un gazebo pieno di gente? Sono più fascisti quelli di destra o quelli di sinistra?  C’è qualcuno che ha il diritto di usare la violenza per sostenere le proprie idee contro quelle di qualcun altro? Nel dibattito sui social tra le opposte fazioni sembrerebbe che la disputa sia questa, ossia se qualcuno abbia più diritto degli altri di manifestare il proprio pensiero, sottolineando che la controparte è fascista a prescindere.
L’Italia è un Paese democratico, con una Costituzione tra le migliori al mondo. Vero è che il nostro sistema ha enormi difetti che, col passare del tempo, non migliorano, anzi, tendono a incancrenirsi. Ma i meccanismi costituzionali e le garanzie di democrazia funzionano. Un partito rappresentato il Parlamento è, per il fatto stesso che è rappresentato istituzionalmente, quindi attraverso il sistema democratico, democratico esso stesso e tale va considerato. Accusare un movimento o un partito di antidemocraticità solo perché promuove idee opposte alle nostre è di per sé antidemocratico.
Quando poi queste accuse si trasformano in violenza, siamo di fronte a squadrismo puro, al fascismo propriamente detto, alla reale antidemocraticità. Questo vale sia per la destra che per la sinistra. Ma accusarsi vicendevolmente di fascismo non risolve il problema. Deve invece sorgere spontaneo un moto di repulsione e di condanna per episodi di violenza politica, anche nei confronti di chi li compie in nome della nostra stessa idea. Continuare lo scambio di accuse senza fare autocritica e senza condannare la violenza in sé, è estremamente pericoloso perché legittima la violenza, anche quella della parte opposta.

Luca Craia