lunedì 17 giugno 2019

Il cancello chiuso sul futuro del cratere.


Posso solo immaginare quello che hanno pensato coloro che avevano programmato una gita a Castelluccio, domenica scorsa e, arrivati a Castelsantangelo, hanno trovato la strada chiusa da quel cancello rosso, nonostante gli annunci circa la riapertura festiva della strada che collega le due località così duramente colpite da terremoto del 2016. Posso immaginare la frustrazione, ma anche la rabbia, per il tempo perso, per non avere la possibilità di passare una bella domenica immersi nella natura, per non avere la possibilità di farlo e, nel contempo, essere solidali con un territorio che ha estremamente bisogno di ripartire anche e soprattutto tramite il turismo.
Quella gente bloccata davanti al cancello, come abbiamo visto sui notiziari che ne hanno parlato, è il simbolo di come stanno andando le cose, anzi, di come non stanno andando. Quel cancello chiuso rappresenta le tante chiusure che tengono ferma la ricostruzione, che non fanno tornare a vivere quei paesini, quelle terre bellissime e sfortunate. Chiusure mentali, chiusure politiche, volontà precise di desertificare, di far morire, e incapacità di reagire, di proporre, di imporsi.
Non è accettabile quanto accaduto domenica, non può avere una spiegazione, una motivazione, una ragione. Quel cancello che non si è aperto come promesso non ha giustificazioni, l’annuncio che ha richiamato tanti turisti per poi deluderli sul posto è gravissimo e testimonia come non ci sia volontà di far rinascere da parte delle istituzioni esterne e la capacità di rinascere da parte di quelle locali. Non è solo una strada chiusa, è una storia senza futuro, l’ennesima dimostrazione di come non si voglia far risorgere e come non si sia capaci di risorgere.  

Luca Craia