venerdì 31 maggio 2019

Ristabilito il diritto alla critica dopo la querela.


Per una persona onesta, che ha sempre lavorato, vissuto del proprio lavoro, educato i figli all’onestà e al rispetto, trovarsi impelagatiotra pubblici ministeri, GIP, avvocati, indagini e carte bollate, solo per aver espresso liberamente un’opinione, è una cosa che fa davvero male, e chi non ci è mai passato non può saperlo. Io ci sono già passato due volte, senza contare le minacce, tra le quali ricordo addirittura un’apposita delibera di giunta del mio paese, paese per il quale ho dato il sangue. Due querele, entrambe archiviate per l’inconsistenza dell’accusa nei miei confronti. Entrambe le volte accusato di diffamazione per aver espresso, nei limiti del rispetto per le persone, un giudizio politico, una critica all’operato di persone che svolgono un ruolo pubblico e, proprio per questo, esposte al giudizio del cittadino e dell’utente.
L’ultima querela è arrivata da Castelsantangelo Sul Nera, paese terremotato, il cui sindaco, oggi riconfermato dalle urne, all’epoca, tra le tante questioni da risolvere legate al terremoto, ha trovato il tempo e le energie per mandarmi in tribunale. Immotivatamente, e questo lo ha detto il giudice. Avevo espresso un giudizio negativo sul suo operato di sindaco, e questo mi ha riportato di nuovo sotto indagine, inquisito al pari di un delinquente qualsiasi. Io, persona onesta, di nuovo in tribunale per aver esercitato la mia libertà di pensiero e di espressione.
Le accuse sono state respinte in prima istanza dal Giudice, ma il mio accusatore ha insistito, presentando opposizione alla richiesta di archiviazione. Anche questo ulteriore tentativo di farmi pagare una colpa non mia è fallito, con il rigetto della richiesta di proseguire con il procedimento a mio carico. Insomma: l’accusa era infondata, non ho diffamato nessuno, ho solo espresso la mia libera e legittima critica politica.
Il GIP, archiviando, scrive: “ritenute condivisibili le argomentazioni del PM circa la riconducibilità delle espressioni usate al diritto di critica politica”. Il PM aveva scritto, nella richiesta di archiviazione, che “le affermazioni pretesamente diffamatorie di cui il denunciante si duole appaiono del tutto sintoniche all’esercizio del diritto di critica in un ambito politico”. Nessuna diffamazione, quindi, ma solo l’esercizio della critica, quella critica che, nonostante viviamo in democrazia, oggi viene tanto osteggiata e ostacolata anche con questi mezzi che, per quanto terminino con esiti positivi come in questo caso, arrecano dolore e danno a chi li subisce.
Non ho smesso di occuparmi di terremoto specificamente per la querela in questione. Ho smesso perché, da questa e, soprattutto, dall’annuncio che lo stesso Falcucci volle a suo tempo fare su Facebook circa la sua volontà di portarmi in tribunale, ho capito che la gente che stavo difendendo, a cui stavo dando sostegno, a cui prestavo voce, spazio, tempo e visibilità, in realtà non lo voleva. Il post di Falcucci, infatti, ricevette 178 like, molti dei quali da parte di gente che, fino al giorno prima, mi mandava foto, mi raccontava i suoi problemi, mi chiedeva di parlare di loro sul mio blog. Poi i commenti, 88 commenti, molti dei quali sprezzanti, offensivi, violenti.
“Costui è un emerito cialtrone”, dice uno dei futuri candidati a Sindaco di Fiastra. “Il problema non è lui ma chi lo legge”, sentenzia l’assessore regionale. E la solidarietà del consigliere provinciale di Fratelli d’Italia, che poi ha continuato tranquillamente a mandarmi i suoi comunicati stampa “con preghiera di pubblicazione”. E infine gli insulti, una valanga di odio vomitatomi addosso.
In tribunale ci sono finito. Ma vado in giro a testa alta. Qualcun altro dovrebbe vergognarsi. Ma non lo farà. Questo tanto per stabilire la verità.

Luca Craia