Ha innervosito molto la compagine del Sindaco Mancini
la visita di Salvini e, probabilmente, il successo che ha riscosso. Lo si
capisce dalle reazioni piuttosto scomposte di alcuni attuali amministratori e
sostenitori, nonché candidati, tra i quali svetta il lungo sfogo dell’assessore
Basso affidato al suo profilo Facebook. In un post piuttosto lungo per i suoi
standard, Basso si rivolge direttamente a Gismondi (ma da lontano, come suo
solito, non in un contesto in cui la controparte possa inequivocabilmente
leggere e controbattere) lamenta il costo della visita del Vicepremier a
Montegranaro, costo, secondo lui, ingiustamente a carico della collettività.
“Il Comune di Montegranaro ha speso una bella cifra se
pensiamo appunto al lavoro dei vigili urbani, degli operai che hanno preparato
l'area e messo i divieti di sosta, TAGLIATO i cestini per motivi di sicurezza,
costi della ditta rifiuti che ha dovuto rimuovere tutti i cassonetti nell'area
sempre per motivi di sicurezza per poi rimetterli stamani” lamenta l’assessore. La domanda sorge spontanea, come diceva
Lubrano: chi avrebbe dovuto farlo, se non il Comune di Montegranaro? Quandanche
Salvini fosse stato semplicemente un esponente politico e non un’istituzione,
chi avrebbe dovuto pensare ad accoglierlo e, soprattutto, a garantire la
sicurezza di quei cittadini, e ripeto CITTADINI, che sono venuti ad ascoltarlo?
E poi si arriva al giallo della corrente. La corrente è stata fornita
dal Comune, gratis, dice Basso. Io direi che, se ci dicono quanto hanno speso,
magari facciamo una colletta di un centesimo per ogni presente, portiamo la
cifra ottenuta in Comune e ci facciamo dare il resto. E il cavo, il cavo della discordia.
Sì perché, in sostanza, la corrente l’hanno data, ma non hanno fornito il cavo
per attaccarsi. “Ti serviva pure una
doppia, una tripla, o una ciabatta?” dice stizzito Basso a Gismondi.
Beh, direi di sì, direi che, visto che si fornisce la corrente, si dovrebbe
anche dare modo di farla utilizzare, tanto più che un cavo, una doppia, una
ciabatta, magari da qualche parte il Comune ce l’ha, non è possibile che non ce
l’abbia: a Veregra Street è una ragnatela di cavi, prolunghe, adattatori e, se
vogliamo, anche ciabatte. Perché non darle agli organizzatori della
manifestazione? Altra piccola meschinità da aggiungere alla lunga serie delle
meschinità a cui abbiamo assistito in questi ultimi cinque anni?
“Doverlo dire dal palco «non ci hanno dato il cavo della
corrente », insistere su Facebook, indica solo quanto inadatto sei a
ricoprire il ruolo che vuoi ricoprire e che già hai ricoperto, con le battutine
allusive e il tuo non fare mai i nomi” accusa Basso. In effetti la battuta c’è stata, ma non è stata tanto
allusiva, anzi, era molto chiara. È curioso che a lamentarsi delle battutine
allusive sia proprio Basso, principe delle battutine allusive, dei nomignoli,
degli sfottò, tra balli in piazza e pissi pissi bau bau sui social, aragoste,
haters e tutto il resto. Di solito, chi semina vento raccoglie tempesta, ma
quella di Gismondi è stata solo una considerazione su un dato di fatto: il cavo
non è stato fornito, e non credo perché il Comune non ce l’avesse. Il rumore
delle unghie sugli specchi non è fastidioso per tutti.
Luca Craia