venerdì 29 marzo 2019

In medio stat virtus, anche su famiglia e unioni civili.


Non volevo nemmeno parlarne pubblicamente, tanto mi pare stupida tutta la questione della disputa tra i crociati della famiglia e i paladini delle unioni civili. Però, alla fine, cedo alla tentazione e dico anche io la mia, visto che ancora mi è consentito. È stupida la questione, dicevo, perché è stupido quello che facciamo (o vogliono che facciamo) sempre, ossia dividerci e scannarci su posizioni quanto più possibile distanti quando, di solito, c’è la via di mezzo che è logica, di buon senso, e potrebbe stare bene a tutti purchè si accendesse il cervello e si spegnessero i fuochi più o meno indotti della bile e delle viscere.
La famiglia tradizionale va tutelate, e su questo non posso che essere d’accordo, in quanto mi pare si voglia svilirne il significato profondo o, quanto meno, equipararla, soprattutto in fatto di diritto, a cose diverse dalla famiglia stessa. Il matrimonio è giuridicamente un contratto, quindi chi si sposa firma un contratto, ne accetta le clausole e si assume la responsabilità di portarlo a buon fine. Il mancato rispetto delle clausole di questo contratto comporta, come per ogni contratto, delle conseguenze. Non è possibile equiparare un’unione di fatto con il matrimonio perché manca il contratto, ossia manca l’assunzione di responsabilità e la sottoscrizione delle clausole di salvaguardia per ambo le parti.
Quindi è ingiusto che chi sottoscriva un contratto matrimoniale abbia gli stessi diritti di chi non abbia assunto le stesse responsabilità, non assumendosi anche i doveri, oltre a i suddetti diritti. Credo che, su questo, con un po’ di bicarbonato di sodio possiamo anche essere tutti d’accordo. La soluzione, quindi, quale sarebbe? È talmente semplice che, appunto, pare stupido dirlo: basterebbe consentire la stipula del contratto matrimoniale a tutti coloro che vogliano assumersi tale responsabilità. Coppie non tradizionali dovrebbero poter legalizzare la loro unione semplicemente sottoscrivendo lo stesso contratto che sottoscrivono le coppie cosiddette tradizionali, e in questo modo assumerebbero i diritti e i doveri stessi di ogni famiglia intesa come sancita dal vincolo matrimoniale. Chi liberamente sceglie di non sottoscrivere tale contratto, ovviamente, non assumendosi gli obblighi che ne derivano, non potrà pretendere di averne i conseguenti diritti.
In tutto questo ragionamento non c’entra nulla la religione, non c’entra l’omofobia, non c’entra l’essere fascisti o retrogradi. È solo una questione di logica e buon senso, quella logica e quel buon senso che sempre, o quasi sempre, mancano quando ci scanniamo per nulla.

Luca Craia