mercoledì 13 febbraio 2019

Stiamo perdendo la testa, tra cinquestelle che augurano il male agli Abruzzesi e il satanismo della Raffaele.


Sono molto preoccupato, perché vedo un decadimento culturale, comportamentale e, soprattutto, intellettivo nel Paese che sembra inarrestabilmente diretto verso un progressivo peggioramento. Lo vedo nei social, il luogo dove ognuno di noi può esprimere liberamente il proprio pensiero, un luogo nuovo, che fino a pochi anni fa non esisteva e non era pensabile e che dovrebbe essere una rivoluzione culturale positiva nel senso della democrazia e della partecipazione, dando a ognuno la possibilità di partecipare in maniera costruttiva a un dibattito globale che coinvolga chiunque voglia essere coinvolto.  Invece nei social assistiamo all’esplosione della rabbia, della cattiveria, dell’istintualità più bestiale, alla violenza verbale che rischia sempre di più di concretizzarsi nel fisico. È diventato quasi impossibile confrontarsi sui temi, ci si aggredisce in una foga a dimostrare le proprie ragioni senza la minima propensione ad ascoltare, figuriamoci a capire, quelle degli altri.
E tutto questo si ripercuote direttamente nella vita pubblica, nel modo di comportarsi della classe dirigente, nella politica, nell’informazione. È un decadimento che lascia sbigottiti e fa rimpiangere la ritualità a volte ridondante ma sempre rispettosa della classe dirigente di qualche anno fa. Trogloditi che affollano il web, che si malmenano verbalmente e che arrivano a trasferire questi comportamenti addirittura sui giornali e nei luoghi di potere, come un’epidemia di rabbia idrofoba inarrestabile e virulenta.
Facciamo l’esempio del post elezioni in Abruzzo, ma ce ne sono a centinaia. La reazione di moltissimi utenti del cyber-spazio delusi dalla prestazione del proprio schieramento che, evidentemente, ha incassato meno voti di quanto aspettato, è stata incredibilmente violenta. Nessuno che si interroghi o faccia un’analisi delle responsabilità proprie, ma tutti che si scagliano contro l’elettorato, con epiteti irripetibili verso la popolazione abruzzese. Del resto, anche dopo le politiche della scorsa primavera, la soluzione più praticata è stata quella di insultare chi aveva votato contro e l’attuale opposizione al governo non fa altro che pronunciare definizioni a dir poco offensive nei confronti di chi ha votato per le forze di governo.
Ma quello che traspare è l’imbarbarimento, l’irrazionalità, la sostanziale stupidità. La notizia che Virginia Raffaele, presentatrice dell’ultimo Sanremo al fianco di Claudio Baglioni, nel corso di uno sketch avrebbe invocato Satana, è incommentabile per chiunque sia dotato di un normale quoziente intellettivo. Eppure sta generando un ampio e aspro dibattito sui social. E forse il problema sono proprio i social.
Il social è uno strumento e, in quanto tale, non è né buono né cattivo, dipende dall’uso che se ne fa. Come un martello è buono quando devi piantare un chiodo e cattivo se lo dai in testa a qualcuno. Il social sarebbe un’ottima occasione di comunicazione e crescita sociale ma, evidentemente, visto l’uso che ne facciamo, non siamo in grado di usarlo positivamente. In sostanza, rompiamo il martello in testa all’interlocutore.
                                                                                                                            
Luca Craia