Non è consentito, in uno Stato di Diritto, non rispettare le
norme, anche quando quelle norme non sono coerenti col proprio pensiero,
neanche quando quelle norme sono per noi contrarie a principi considerati
sacri. In uno Stato di Diritto, la norma che si ritiene ingiusta va portata
davanti alle sedi opportune perché venga privata di validità. Nessuno può
assumersi il diritto di non rispettare una legge dello Stato perché non la
condivide. Passasse questo principio, ogni cittadino potrebbe sentirsi libero
di non rispettare quella norma che, per qualsiasi motivo, egli ritiene ingiusta.
La nostra Costituzione e le sue norme attuative definiscono modi e termini per
i quali una norma non ritenuta in linea con l’ordinamento democratico possa
essere abrogata.
È quindi stupefacente il comportamento di alcuni Sindaci
italiani che si rifiutano di rispettare e dare attuazione a una legge dello
Stato, regolarmente promulgata e firmata dal Presidente della Repubblica nella
sua veste di garante costituzionale. I Sindaci in questione, essendo essi
stessi parte dello Stato di Diritto in quanto istituzioni, hanno l’obbligo di
rispettare ogni singola legge dello Stato e, qualora ravvisassero vizi di
incostituzionalità, hanno il dovere di muoversi istituzionalmente perché tali
vizi vengano verificati dagli organi competenti per poi, eventualmente, andare
all’abrogazione della norma.
Questo dovrebbero saperlo Leoluca Orlando, Luigi De
Magistris e gli altri Sindaci che stanno rifiutando di applicare il “decreto
sicurezza” appena promulgato. Non voglio entrare nel merito politico del
decreto, resto nel campo giuridico e affermo che la procedura e il
comportamento di questi rappresentanti dello Stato è contro il concetto stesso
dello Stato di Diritto, contro quella Costituzione che, col loro comportamento,
dicono voler difendere.
E non è da meno, nel suo piccolo, il segretario del partito
di Rifondazione Comunista fermano, Alessandro Fortuna, che ha appena rilasciato
un comunicato stampa per difendere la Costituzione non rispettandola, invitando
il Comune di Fermo a seguire l’esempio dei colleghi Sindaci costituzionalisti
fai da te. Curioso modo di difendere la Carta, che denuncia un curioso concetto
di democrazia (ma ci siamo abituati a quelle latitudini), condiviso anche dall’immancabile
esponente comunista in seno al Consiglio Comunale fermano, Massimo Rossi, che
preannuncia un apposito ordine del giorno da presentare nell’Assise cittadina
ove, tra le intemperanze di Zacheo e le teorie giuridiche dei veterocomunisiti,
decisamente non ci si annoia mai.
Luca Craia