Comunicato
integrale
Mi ha sorpreso leggere in questi giorni di
perplessità riguardo ai controlli antidroga effettuati in diverse scuole della
nostra regione, soprattutto nell'anconetano. In particolare, il Garante
regionale dei diritti, dott. Andrea Nobili, ha auspicato diverse strategie,
mirate unicamente al dialogo piuttosto che alla repressione, preoccupato che i
ragazzi percepiscano un messaggio di sfiducia nei loro confronti. Sono
perplessità che fatico a concepire. Sento invece di dover esprimere il massimo
supporto a tutte le azioni di controllo che le forze dell'ordine ritengano necessarie
per la pubblica sicurezza, in particolare dei più giovani. Non ho motivo di
dubitare che tali controlli negli edifici scolastici vengano eseguiti per
ragioni fondate e con la dovuta attenzione al rispetto delle persone. Trovo che
vedere la divisa come minaccia o presenza inquietante sia frutto di un
orientamento politico che troppo spesso ha fatto percepire l'idea dello
"sbirro nemico", piuttosto che come presenza che affianca e
custodisce, a garanzia della sicurezza ed incolumità di tutti. La presenza di
una divisa in ambiente educativo deve essere vista con rispetto e come figura
di riferimento, come lo era un tempo, specie nelle piccole comunità. Tanto meno
può preoccupare la presenza di unità cinofile. I cani sono sempre stati fedeli
amici dell'uomo, spesso preziosi per le forze di pubblica sicurezza per salvare
vite umane in contesti drammatici, non possono costituire certo un pericolo.
Distorcere ed interpretare situazioni in maniera strumentale mi suscita un
interrogativo: "di chi è garante il dott. Nobili: dei minori, della loro
sicurezza e di un ambiente scolastico pulito dentro e fuori... o di
altro?"E quando sento auspicare "nuove strategie di comunicazione e
mediazione", che si traducono nella proposta di incontri sull'educazione
alla legalità nelle scuole, mi chiedo se ci si accorga che tali iniziative
esistono da decenni, a tutti i livelli di istruzione. Ma oggi viviamo un mondo
in evoluzione, una società cambiata profondamente, minacce che aumentano,
consumo di alcool e droghe ad un'età sempre minore, e se arriviamo all'ingresso
di stupefacenti a scuola, non possiamo pensare di lavarci la coscienza con una
conferenza sulla legalità. Parlare forse non è bastato. Se in alcuni casi
l'attività educativa non è stata sufficiente, servono azioni più incisive. Non
può in alcun modo passare il messaggio che consumare stupefacenti tra minorenni
sia "normale", tanto più se tali sostanze entrano nel luogo della
formazione e crescita culturale qual è la scuola. Controlli mirati delle forze
di polizia con cani antidroga possono contribuire a responsabilizzare i ragazzi
ed aumentare la consapevolezza della gravità di determinati comportamenti. Se
poi tali azioni avranno anche un effetto deterrente, non sarà certamente un
male. E' positivo che la scuola venga percepita come luogo controllato e
sicuro.