Se ieri è circolata la notizia che Montegranaro è ancora un’eccellenza,
dando l’idea che vada tutto bene, oggi torniamo coi piedi per terra con un bell’articolo
di Massimiliano Viti che, sul Corriere Adriatico odierno, fa un quadro davvero
fosco della situazione nel comparto calzaturiero. Purtroppo, però, la verità è
quella raccontata oggi, una verità che parla di posti di lavoro persi, aziende
che chiudono, marchi storici che spariscono. E non è certo cullandoci su dati
reali ma poco realistici come quelli pubblicati ieri (vedi l’articolo)
che possiamo uscire da questa situazione.
Sempre che ci sia una via d’uscita perché, se la crisi della
calzatura ha origini antiche e profonde, va comunque a inserirsi nel contesto
della crisi generale e di una politica che va nella direzione opposta a quella
in cui dovrebbe andare per trovare una soluzione. Un destino segnato, quindi?
Probabilmente sì. L’ipotesi migliore è che le aziende che stanno cercando di
superare questo momento orribile riescano a sopravvivere nel mentre la
situazione generale trovi strade migliori. L’ipotesi impercorribile è che si
possa tornare agli splendori di un tempo.
Montegranaro sta vivendo un momento terribile: disoccupazione,
calo demografico, crollo del mercato immobiliare. Tutto lascia pensare a una
situazione disperata, anche perché, al momento, non si vede non solo la
soluzione, ma neanche qualcuno che la cerchi. Se l’amministrazione comunale fa
finta di nulla e si autocompiace con studi tagliati su misura, la Camera di Commercio
scompare ingoiata da Ancona e dallo strapotere del PD delle Marche del nord e
le altre istituzioni mostrano un encefalogramma piatto.
Certo è che, per uscire da questa situazione, bisogna essere
realisti e smettere di pensare solo alle scarpe. Certamente gli imprenditori
che ancora sono sul mercato vanno sostenuti in ogni modo, ma la politica non
può autoassolversi con misure anche essenziali ma studiate per il solo comparto
calzaturiero. Occorre trovare forme di incentivazione per nuove forme di
produzione e altre tipologie merceologiche, cosa che, al momento, nessuno sta
facendo.
Né che la cosa sia così facile: ci aveva provato Gianni
Basso, anni fa, naufragando non tanto nel progetto, che rimane buono, ma nella
pessima idea di affidarsi alla Calepio Scavi che, come sappiamo, col suo
fallimento ha tenuto bloccato il paese per quasi vent’anni. Occorrono segnali,
occorre che, chi si candida ad amministrare il paese per il prossimo
quinquennio, abbia già in mente un progetto politico di riconversione
industriale, e non continui, come stanno facendo gli attuali amministratori, a
concentrare i seppur piccolissimi sforzi tutti sulla ripresa della calzatura
che, ahimè, non ci sarà mai più.
Luca Craia
Foto: Meteoweb (http://www.meteoweb.eu/2015/07/medicina-150-anni-fa-le-prime-protesi-un-calzolaio-inglese-aiuto-15mila-pazienti/476088/)