venerdì 23 novembre 2018

La Soprintendenza contro il “ruotino” di Fermo. Azione politica contro Calcinaro?


Trovo curioso lo zelo della Soprintendenza delle Marche col quale è intervenuta con un’inconsueta rapidità sulla questione della ruota panoramica di Fermo. La notizia, riportata da Cronache Fermane, vorrebbe che l’ente che tutela i beni storici, artistici, architettonici e paesaggistici abbia chiesto al Comune di Fermo di spostare il “ruotino” montato in piazza Del Popolo per le Feste Natalizie, perché poco consono al contesto. Questo parte, pare, dalle lamentele di comuni cittadini che non vedrebbero di buon occhio la cosa.
Non voglio entrare nel merito dell’estetica della ruota di Fermo, potrebbe piacermi o non piacermi, la cosa sarebbe ininfluente. Mi domando però come mai la Soprintendenza, di solito lentissima nella reazione quando questa c’è, perché talvolta la reazione non c’è nemmeno, questa volta sia stata così solerte. Ricordo il caso del murale di Montegranaro, di pochi mesi fa: scrissi alla Soprintendenza per chiedere un parere proprio sull’opportunità estetica di allestire un manufatto estremamente moderno di fianco alla torre di San Giacomo, una costruzione storica del XVI secolo. La Soprintendenza non mi ha mai risposto.
Io sono un cittadino come quelli di Fermo che si sono lamentati del ruotino. Come mai per loro la risposta c’è stata e pure in tempi rapidi? Oltretutto la ruota panoramica non è definitiva, finite le feste se ne andrà lasciando immutata la piazza e il contesto architettonico in cui è stata inserita. Il murale, invece, starà lì a lungo, finche le intemperie non lo rovineranno. Ma per il murale di Montegranaro la Soprintendenza non ha speso nemmeno due righe di risposta negativa.
A me pare una questione politica. Perché attaccare la ruota equivale ad attaccare l’Amministrazione Comunale. La Soprintendenza non dovrebbe prestarsi a questi giochini perché, vedete, che dei semplici cittadini si siano mossi e siano stati presi in così alta considerazione da smuovere una cosa notoriamente immobile come la Soprintenza, è una favoletta alla quale si fa davvero fatica a credere. E tutto questo è molto triste, perché i tempi cambiano, ma la brutta politica e l’uso strumentale degli organi dello Stato restano.

Luca Craia