giovedì 29 novembre 2018

Forza Italia in lista con Viviamo Montegranaro? Farebbe perdere più voti di quelli guadagnati.


L'istante in cui i "bassiani" fecero mancare il loro voto al bilancio, facendo cadere l'amministrazione Gismondi. La foto è del Corriere Adriatico, scattata da Barbara Rossi.

È molto interessante l’analisi di Marisa Colibazzi pubblicata stamane da Il Resto del Carlino. È un’analisi che offre uno spaccato della situazione preelettorale degli antagonisti all’attuale Amministrazione Comunale di Montegranaro e formula delle ipotesi piuttosto concrete, sulle quali vorrei ragionare anche io.
I tentativi di Forza Italia di crearsi uno spazio all’interno della coalizione che andrà a sfidare il Sindaco Mancini sono la classica manovra di chi cerca di sedersi a un tavolo dove non c’è una sedia libera per lui. Forza Italia, a Montegranaro, ha una storia travagliata, fatta di coordinatori neanche iscritti al partito e iscritti che vengono presi a pesci in faccia (vedi Gastone Gismondi), di circoli con due iscritti e numerosissimi coordinatori solo di se stessi. L’aggancio intermittente con il gruppo che fa riferimento a Gianni Basso è emblematico e dice tutto sulla politica di questo partito che, a Montegranaro, non fa gli interessi dei cittadini dai tempi del tradimento dei bassiani.
Il coordinatore attuale, del resto, ufficialmente riconosciuto da Jessica Marcozzi, che oggi tutto muove nella Forza Italia marchigiana, è quel Denis Ranalli che fece cadere l’Amministrazione Gismondi, insieme a Mirko Giacobbi e Niccolò Venanzi (nonché al politicamente evanescente Gionata Pagliaricci), pilotati da Gianni Basso. Il “tradimento dei bassiani” consegnò il paese al Commissario Ianieri e il successivo schieramento di una lista autonoma alle amministrative del 2014 agevolò moltissimo l’ascesa della coalizione guidata da Mancini e Ubaldi. Insomma, di danni ne hanno fatti a pacchi.
La Marcozzi, auspicando un centro-destra unito per le prossime elezioni, dimostra di non conoscere affatto la realtà montegranarese dove il centro-destra non è unito e non può unirsi sia per le vicende appena ricordate, sia perché un bel pezzo dello stesso centro-destra è parte essenziale della coalizione di centro-sinistra. Non sa, la Marcozzi, che l’opposizione, a parte un atteggiamento defilato del Movimento 5 Stelle, ha collaborato strettamente tanto da far supporre accordi o alleanze per le amministrative, il che escluderebbe qualsiasi definizione che non sia di civicità assoluta, cosa ben diversa da uno schieramento di centro-destra.
In ogni caso, oggi Gianni Basso sembra aver perso quell’appeal che ancora parzialmente conservava fino a cinque anni fa e che gli consentì allora di propiziare la sconfitta di Gismondi alle elezioni. Oggi, dopo un quinquennio di opposizione per di più opaca e persi molti dei suoi capisaldi di potere, sembra avere una forza elettorale molto ridimensionata, che personalmente stimerei in poche decine di voti, al massimo un paio di centinaia, molti meno di quelli che un’eventuale coalizione formata dall’attuale opposizione potrebbe perdere imbarcando i Forzisti nostrani. Insomma, allearsi con Forza Italia, che significa allearsi con Gianni Basso, farebbe perdere più voti di quelli che si guadagnerebbero.
Quello della Marcozzi, quindi, è un bluff anche facile da vedere. Meglio farebbe a strizzare l’occhio al suo alleato naturale, quel Pd che, con Renzi, è diventato di fatto l’erede del berlusconismo. Solo che Montegranaro Riparti ha una formazione blindata, e anche lì spazio per Ranalli & Co. non sembra esserci. È quindi pensabile che la ricerca di una sedia per i tavoli delle trattative lascerà Jessica Marcozzi e suoi pupilli in piedi e fuori dalla porta.

Luca Craia