Sissì, c’è
proprio fermento sul web. Un sacco di gente arrabbiata col sistema, una folla
sterminata di rivoluzionari. A leggere i commenti si direbbe che ci siamo, sta
per succedere qualcosa. L’Italia, paese da sempre immobile (le guerre di
indipendenza le hanno fatte in quindici o poco più, la resistenza idem) e prono
al potere di turno, stavolta sembra davvero
scuotersi, svegliarsi dal torpore, aprire gli occhi e prendere il proprio
destino in mano.
Ci sono
rivoluzionari di ogni estrazione sul web: ci sono comunisti pronti a fare
quella rivoluzione mai riuscita e forse mai voluta, ci sono i fascisti
che tutt’un botto vanno anche d’accordo, non dico coi comunisti, ma almeno con
gli insurrezionalisti di sinistra e tutti insieme vogliono menar le mani, ci
sono gli ex berlusconiani delusi (ma non troppo), ex democristiani,
chierichetti, irredentisti e irridentisti.
Ognuno, ben
inteso, ha la sua ricetta di rivoluzione: c’è chi vuole scendere in piazza e
spaccare tutte le vetrine delle banche non disdegnando di rovesciare e dar
fuoco a qualche macchina cammin facendo; c’è chi propone la rivoluzione
promulgata dagli ex brigatisti rossi che ancora parlano di rivoluzione non si sa
con che faccia; c’è chi vuole la dittatura del proletariato, chi quella
dell’uomo forte, chi quella di sè stesso medesimo. A leggere tutti questi
commenti si direbbe che, da un giorno all’altro, vedremo scoppiare in Italia
non una ma cento rivoluzioni diverse.
Ma il web
illude. Il web dà il falso messaggio che si tratti di un videogioco, una specie
di rivoluzioneville, che ci sia sempre la possibilità di fare un bel reset e
ricominciare daccapo se le cose vanno male. Non vorrei illudere nessuno ma fare
la rivoluzione con la tastiera non mi pare cosa facile. Fare la rivoluzione
dalla propria scrivania è una masturbazione celebrale, come si diceva una
volta. Non sarebbe meglio abbassare un po’ le pretese, rimboccarsi le maniche,
uscire di casa e provare pacificamente a cambiare le cose, ognuno nel proprio
piccolo, ognuno col suo microscopico impegno? Molto più funzionale, molto più
possibile, molto più realizzabile ma molto più faticoso.
Luca Craia