giovedì 8 ottobre 2015

Centro storico: a che punto siamo?



Torno a parlare di centro storico perché, a quanto pare, sono rimasto solo io a parlarne. Non ne parla più il Comune, anzi, in verità qualche volta ne parla ma quasi sempre a sproposito e con scarsa cognizione di causa. Il centro storico, per i nostri amministratori, si limita a piazza Mazzini e corso Matteotti, mentre al di sotto, sul crinale che declina verso sud, c’è il nulla. Non ne parla più l’opposizione, passata la sbornia elettorale non serve più intercettare voti. Non ne parlano più le associazioni culturali, nemmeno quelle nate con lo scopo di difenderlo, e ora in tutt’altre faccende affaccendate. Non ne parlano più i giornali perché, se un tempo faceva vendere copie, ora ci sono altre notizie da dare, e potenti da accontentare. Non ne parla più la cittadinanza e questo è comprensibile perché, se il degrado prima interessava solo la città vecchia, ora sta attanagliando grandi aree più recenti, partendo da San Liborio fino a Villa Luciani.
Solo che, se il resto del paese sta degradando, il centro storico, il cui degrado è ben più antico e ha radici profonde, sta letteralmente marcendo. E lo fa nell’indifferenza generale. Persino i residenti cominciano ad arrendersi, ormai rassegnati a un declino che sembra inesorabile. Ci sono situazioni antiche che nessuno nota più, come l’impalcatura sempiterna di via Don Minzoni, ferma a far ruggine ormai dal 2001 mentre la casa che c’è dietro sta sgretolandosi. Ci sono gli stabili pericolanti che, se nessuno interviene, non guariscono certo da soli, con buona pace di chi vende case a 1 Euro.
C’è sporcizia ovunque, la spazzolatrice è stata solo uno spot elettorale e poi non si è vista più. L’omino con la scopa è un lontano ricordo. Il degrado diventa anche sociale, con parcheggi selvaggi, pericolosi se si considera la viabilità e l’eventuale ostacolo che essi possono costituire in caso di emergenza, incendi certamente non spontanei dovuti a bravate infantili, personaggi poco tranquillizzanti che si aggirano indisturbati per i vicoli e dormono nei ruderi.
Il centro storico si arrotola su se stesso e sui suoi problemi, in una spirale che sembra inarrestabile anche perché non c’è più, e forse non c’è mai stata, la volontà politica di fare qualcosa per fermarla. Il centro storico degrada perché non è appetibile economicamente e non è appetibile economicamente perché degrada. Non se ne esce se non c’è un intervento forzoso e forte da parte di chi dovrebbe e, invece, non fa. Oggi, con l’interesse generale che è calato, nessuno vede come remunerativo darsi da fare per le vecchie case, non ci sono passaggi sul giornale, foto sorridenti da fare.
Ma il centro storico è il cuore della città, è la radice del popolo montegranarese, il fulcro, l’anima, la sua cultura. E sta morendo, inesorabilmente. Così come sembra sempre più morente il senso di comunità di questo paese, un paese che sprofonda nei suoi problemi irrisolti e forse irrisolvibili, problemi economici e sociali, problemi culturali e politici. E noi, poveri cristi che ancora vivono tra i vicoli schivando mattoni che cascano da case destinate a sbriciolarsi, non possiamo che rassegnarci e abbandonare le speranze. Ma lo vogliamo?

Luca Craia

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