domenica 28 febbraio 2016

Il ruolo della donna è fabbricare figli.



È curioso che a ristabilire un principio antico come quello dell’inferiorità dell’essere femminile sia proprio un esponente della sinistra progressista. Nichi Vendola, leader dell’unico partito che ancora accreditavamo a sinistra in Italia, se ne va in America e si compra un figlio, sancendo una volta per tutte alcuni assiomi che direi fondamentali. Enumeriamoli:
1) la donna è essere inferiore. Essa è stata creata per concepire figli e quindi deve essere a disposizione di chi ne volesse usufruire; Vendola riesce con un colpo solo a disfarsi di tutti i progressi sociali legati alla maternità e disintegrare ogni principio morale riconducibile alla genitorialità di sangue, fisica. Il maschio che vuole un figlio che sia sangue del suo sangue può affittare un utero, inteso come macchina per fabbricare figli, inseminarlo ed avere un figlio suo, carne della sua carne. Poco importo se poi sia anche carne della carne della donna che l’ha partorito in quanto questa non vale niente se non per il fatto di essere in grado di partorire, appunto, per il quale motivo viene opportunamente remunerata;
2) avere figli da donne che mettono a disposizione il loro utero è prerogativa dei ceti abbienti, in quanto solo chi può pagare può permettersi di comprarsi un figlio da una donna/oggetto. La mutua non te lo passa, un figlio;
3) l’uomo di governo e di legge (quale Vendola dovrebbe essere) può fregarsene delle leggi italiane, andare all’estero e fare quello che vuole. Insomma: le leggi italiane valgono solo per i poveracci che all’estero non ci possono andare perché costa.
E guardate che tutto questo, con la cosiddetta “step child adoption” non c’entra proprio niente.

Luca Craia

Scrive in arabo sulla pagina del Comune. E gli Italiani non possono capire.



Integrazione è anche sinonimo di rispetto reciproco. Come ho sempre sostenuto, il rispetto deve essere reciproco ma prima deve venire dall’ospite verso l’ospitante. C’è un piccolo caso, forse di poco conto, che voglio segnalarvi: sulla pagina Facebook del Comune di Montegranaro è stata pubblicata la locandina del corso di italiano per le donne straniere. Sotto c’è un solo commento, di un cittadino straniero, di cultura islamica. Il commento è in arabo. Un arabo commenta su una pagina istituzionale italiana non in Italiano come ci si aspetterebbe per rispetto verso il Paese che lo ospita e verso gli stessi cittadini italiani che l’arabo non lo conoscono. Commenta in arabo. C’è la traduzione online, certamente. Ma manca il rispetto. Ecco, questa non è integrazione. È l’opposto. Riflettiamoci.

Luca Craia

Lo struzzo montegranarese: testa nella sabbia e i problemi spariscono



Non rispondono. Non è costume dei nostri amministratori rispondere alle domande, alle interpellanze, alle legittime istanze dei cittadini. Non è loro costume avere rispetto per quei cittadini, siano essi volgari elettori da consultare soltanto tre mesi prima delle votazioni o colleghi del Consiglio Comunale. Non rispondono. Forse non sanno cosa dire, forse non sanno leggere quello che uno scrive loro, forse sono accecati da una specie di delirio di onnipotenza.
Fatto sta che non rispondo all’Aido che chiede una cosa semplice ma di grande civiltà: inserire l’indicazione “donatore” nel documento di identità. Non rispondono ai consiglieri comunali di minoranza che chiedono lumi sulle fidejussioni del contratto sui rifiuti. Non rispondono nemmeno a una petizione con cui decine di cittadini chiedono impegni concreti per il centro storico.
Magari, poi, alla fine rispondono, come pare abbiano fatto finalmente sulla questione delle fidejussioni nei confronti del Movimento 5 Stelle (almeno così dice il Corriere Adriatico), ma lo fanno solo dopo che la questione è arrivata all’esasperazione, con ripetute uscite sui giornali che, alla lunga, potrebbero minare l’immagina della Giunta. Perché, vedete, il problema a Montegranaro esiste solo se va a finire sul giornale (la petizione non ci è finita, perché sul giornale, poi, ci va solo quello che dice il giornalista, decide lui ciò che è importante e ciò che non lo è). E finire sul giornale va a inficiare tutti quegli sforzi che si fanno per rendersi simpatici: le foto, i sorrisi, i comunicati logorroici che non dicono nulla. Solo la paura della sputtanata muove le labbra dei nostri amministratori. Per il resto il silenzio: uno struzzo con la testa ficcata nella sabbia. E i problemi non esistono più.

Luca Craia