venerdì 26 luglio 2019

Sisma: arrivano 350 milioni per le case, ma solo quelle popolari.


Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti fa sapere che, durante l'ultima riunione del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, ha fatto sbloccare 350 milioni di euro per l'housing sociale. Il CIPE ha recepito gli aggiustamenti tecnici sul Programma di edilizia residenziale nei territori colpiti da sisma, come richiesto dalle Regioni, destinando 100 milioni di euro per questo capitolo, e altri 250 milioni di euro sul Programma integrato di edilizia residenziale sociale, somma già ripartita. I 100 milioni  andranno per gli interventi di edilizia residenziale sociale, e in questa cifra, già di per sé non enorme, è stata inserita anche la Campania, oltre a Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo. Ora tocca alle Regioni interessate, che dovranno fornire i propri fabbisogni per i danni al patrimonio Erp imputabili al terremoto.
(Fonte: ANSA)

Luca Craia


Carabiniere ucciso da nordafricani a Roma: analogie con il caso di Montegranaro. L’indignazione politica dura 24 ore. Basta chiacchiere!


Provo rabbia, sincera, e anche preoccupazione per quanto accaduto a Roma stanotte. La rabbia è per l’ennesima vita rubata per pochi spiccioli da gente che ti uccide con troppa facilità, da gente che non dovrebbe circolare liberamente per le nostre strade. La preoccupazione è più o meno per gli stessi motivi, ma anche per le analogie che non si possono non notare tra questo tragico caso e quello di Montegranaro di poche settimane fa, caso fortunatamente finito meglio, ma solo per fortuna.
Due accoltellamenti di carabinieri, due accoltellamenti durante lo svolgimento del proprio lavoro di tutelare la pubblica sicurezza, due attacchi vigliacchi sferrati per uccidere. E i protagonisti, ancora una volta nordafricani. Si uccide con estrema facilità, come se la vita umana non valesse nulla, meno dei 100 Euro oggetto del reato che ha portato alla morte di Mario Rega Cerciello, 35 anni, sposato da poco più di un mese; meno di un gatto, nel caso di Mario Iadonato, accoltellato a Montegranaro e scampato alla morte per caso.
Gente che ti accoltella per nulla, gente che semina terrore per le strade per pochi spiccioli, apre le macchine per rubare oggetti senza valore, spaccia droga alla luce del sole disprezzando ogni controllo. La situazione mi sembra tutt’altro che sotto controllo
E non mi tranquillizza Salvini, che ancora una volta parla piuttosto a vanvera di lavori forzati che, in Italia, non esistono e lui lo deve sapere. Né mi tranquillizza la frase di circostanza di Di Maio, o la richiesta di tolleranza zero del Ministro Trenta. Le solite banalità a sangue caldo, per poi domani dimenticare tutto e lasciare tutto come sta. Servono leggi serie, in Italia, non dichiarazioni d’effetto. Serve la certezza della pena, serve tolleranza zero, sì, ma sempre, non soltanto dopo un fatto di sangue. Serve che a chi delinque venga impedito di continuare a farlo, e chi non è italiano deve andarsene a delinquere nel proprio Paese. Ma basta con le chiacchiere, ci vogliono i fatti. È ora suonata.

Luca Craia


Nel 1873 la banda di Montegranaro era la terza più grande della provincia di Ascoli Piceno.


Un piccolo tassello della storia di Montegranaro mi è stato fornito da un prezioso amico, appassionato di musica e di bande, che sta facendo una ricerca sulla storia dei corpi bandistici della provincia di Ascoli Piceno. Nella sua ricerca è venuto fuori un prospetto di quella che era la situazione nel territorio provinciale che mi pare molto interessante. La situazione descritta è quella del 1873, anno in cui, in provincia, erano presenti ventuno bande musicali in altrettanti paesi.
È evidente che, la presenza di un corpo bandistico indica che, in quel periodo, il paese fosse florido, ovviamente nel contesto dell’epoca. Infatti, non tutti i centri abitati potevano permettersi un gruppo musicale in quanto, allora come ora, questo comportava dei costi, e nemmeno tanto esigui, come può testimoniare il mio amico Presidente dell’attuale Banda Omero Ruggieri, Armando Mariani. Il fatto, quindi, che Montegranaro avesse una banda fin dal 1857 testimonia sia che il paese avesse già allora un’economia piuttosto vivace e prospera. Testimonia anche una grande sensibilità culturale e una evidente coesione sociale, cosa che, purtroppo, nel tempo pare essersi, se non perduta, molto ridotta.
Dalla ricerca del mio amico risulta che la banda di Montegranaro, nel 1873, era composta da ben 30 elementi. È un numero cospicuo di componenti, specie se si pensa che Fermo, città molto più grande e sicuramente più strutturata, allora aveva una banda di 27 strumentisti. Il corpo bandistico montegranarese all’epoca era il terzo più numeroso della provincia, dopo Sant’Elpidio a Mare, che ne aveva 40, e Montegiorgio, che ne aveva 38. Con lo stesso numero di componenti  del gruppo montegranarese c’erano le bande di Ascoli, Montalto, Offida e Santa Vittoria.
Il direttore della banda di Montegranaro, sempre nel 1873, era Nicola Mattioli. La banda si finanziava autonomamente, con contributi dei cittadini e dei componenti, al contrario della maggior parte dei sodalizi dell’epoca che erano quasi tutti sovvenzionati dal Comune. È notevole la longevità di alcune bande: quella di Montegiorgio, per esempio, ancora viva e attivissima, tanto da essere punto di riferimento per tutto il territorio fermano, o quella di Monterubbiano che nel 2019 festeggia il 200° anniversario dalla fondazione.

Luca Craia