lunedì 20 maggio 2019

Le aziende lasciano Montegranaro, mancano i servizi. Intanto l’Amministrazione mette la polvere sotto il tappeto.


Comunicato integrale

Mentre prosegue sui social il foto racconto delle cose fatte da l’attuale amministrazione, un’altra azienda sta per lasciare la zona industriale di Montegranaro per spostarsi al di là del fiume Chienti. Se possiamo attribuire alla crisi del settore la chiusura, negli ultimi 5 anni, di aziende calzaturiere storiche come la Zeis e la Alberto Guardiani, questa volta la questione è sicuramente diversa perché “fortunatamente” l’azienda a cui mi riferisco, non sta chiudendo, ma più semplicemente si sposta nella provincia di Macerata lasciando Montegranaro, segno evidentemente che la nostra zona industriale non è più appetibile neanche per le aziende in crescita.
Fornendo personalmente assistenza a questa azienda, la prima domanda che mi ha fatto il titolare è stata, “di là posso metterla la fibra?” (ovviamente si). Eccoli quindi i problemi dello scarso appeal per la nostra zona industriale: oltre alla segnaletica insufficiente, la carente manutenzione del verde e dei marciapiedi, i servizi tecnologici sono vergognosamente obsoleti e oggi inadatti ad una zona industriale.
Se in famiglia è “possibile ancora” sopportare la mancanza di un collegamento in fibra, per le aziende quel servizio è praticamente fondamentale! Ricordo bene però che il vicesindaco proclamava oramai l’imminente possibilità di allaccio di questa tecnologia (da anni presente in tutti i comuni limitrofi), solo che era il 13 maggio del 2017 e ad oggi ancora niente da fare!
Oggi il mondo parla già di 5G e la tecnologia, così come la connettività, sono diventati servizi indispensabili quasi come la luce elettrica e se ricordiamo come fu gestita la famosa questione del ripetitore Vodafone ed i problemi relativi ed oggi la questione della fibra ottica, quello che sicuramente è più fastidioso, oltre al disagio tecnico, è sicuramente l’atteggiamento dell’amministrazione nel continuare a nascondere “la polvere sotto al tappeto”

Matteo Testella

Un polo scolastico unico. L’idea di Gismondi per rivoluzionare le scuole di Montegranaro.


Montegranaro ha enormi problemi nella sua identità di comunità. È un paese diviso, lo è sempre stato, e questa divisione è stata enormemente accentuata dall’attuale amministrazione comunale. Ma diviso è sempre stato, tra quartieri, vissuti ognuno quasi come fosse un paese a se stante, come se da tra San Liborio e Santa Maria ci fosse un confine di stato, come se il centro fosse un paese straniero. La coesione sociale di un paese è fondamentale, serve a far funzionare la comunità, a innescare quei processi virtuosi di collaborazione che pure abbiamo visto, vedi le associazioni del dono e della pubblica assistenza, ma che potrebbero essere di più e più forti con un senso di comunità più ampio e radicato.
Il senso di comunità si coltiva a partire dalla scuola. Montegranaro ha sempre avuto troppi poli scolastici, uno per quartiere, a rimarcare le divisioni che dicevamo. Oggi la situazione scolastica montegranarese è allo sfascio: la scuola di Santa Maria è un cantiere, con tempi dilatati enormemente rispetto al previsto; le scuole medie sono inagibili e pericolose. I ragazzi, oltre ad aver corso rischi notevoli vista la fragilità degli edifici e la leggerezza con cui si è agito, sono stati sballottati qua e là in un’emergenza senza fine.
Ecco, quindi, l’idea della lista che sostiene Gastone Gismondi: la creazione di un polo scolastico unico, che raccolga i bambini montegranaresi dalla materna alla fine delle elementari. Un polo unico che dia continuità didattica e che faccia convivere tutti i bambini in un’unica realtà, abbattendo le divisioni, aiutando l’integrazione degli stranieri, mettendo le basi per creare il senso di comunità che manca. Ci sono, ovviamente, conseguenza pratiche positive e molto importanti, sulla logistica e sulla gestione della struttura, ma soprattutto il progetto di Gismondi è auspicabile per creare quel legame tra la gente che è sempre stato debole e ora si è quasi spezzato. Partire dalla scuola per creare la comunità cittadina del futuro.

Luca Craia

Montegranaro non è sicura. I cittadini primo presidio di legalità. La politica si svegli.


L’operazione dei Carabinieri della scorsa settimana ha inferto un colpo pesante al sistema criminale montegranarese. Sì, perché c’è un sistema criminale montegranarese e negarlo aiuta a mantenerlo in vita. È un’anomalia per un paese di questo peso demografico, avere un’incidenza sullo spaccio della droga sul territorio così pesante. I nostri Carabinieri stanno conducendo un lavoro impagabile, che sta producendo grandi risultati, ma occorre prendere coscienza a livello civile che il problema c’è, esiste, ed è grave.
Non parliamo soltanto di spaccio, di criminalità organizzata, parliamo di un tessuto sociale che si sta lacerando, di un paese che non è più sicuro, dove ci sono zone urbane degradate, addirittura pericolose. Di tutto questo bisogna prendere coscienza, altrimenti non si risolve nulla, nemmeno con l’impegno delle Forze dell’Ordine e qualche migliaio di telecamere.
Non basta il ringraziamento del Sindaco ai nostri Carabinieri, cosa rara e forse più elettorale che spontanea. Bisogna cambiare mentalità, smettere di considerare il paese sicuro, perché sicuro non è e lo dicono i fatti. Bisogna cambiare approccio e collaborare fattivamente con le Forze dell’Ordine, denunciando, presidiando il territorio come cittadini, per primi. Deve partire dalla società, dalla gente, ma se ne deve fare interprete la politica. Non basta un comunicato stampa, occorre collaborazione piena e continuativa.

Luca Craia