lunedì 29 giugno 2015

E anche questa Veregra Street ce la siamo levata



È finita anche questa edizione del Veregra Street Festival, un’edizione piuttosto movimentata da un punto di vista politico, che ha visto l’insorgere di polemiche accese tra Comune e associazioni che faranno ricordare questa edizione come la prima senza l’apporto di quest’ultime (o quasi). È stata anche un’edizione senza teatro, visto che il La Perla è ancora inagibile nonostante dovesse essere pronto per lo scorso aprile. Brutta cosa, la mancanza del teatro, che ha costretto l’organizzazione a portare alcuni spettacoli importanti all’Officina delle Arti, troppo decentrata, condannandoli all’insuccesso di pubblico.
A me questa edizione è piaciuta. Vero, forse si è sentita la mancanza delle associazioni, una mancanza che ha dato un po’ la sensazione di una carenza di cuore. In effetti è mancata un po’ di vivacità e di quel sentimento comune che caratterizzava, gli anni passati, il festival per i montegranaresi. Ma l’organizzazione è stata buona, direi quasi impeccabile. Del resto Peppe Nuciari è bravo, checchè se ne dica, ed è stato bravo nella scelta dei collaboratori, primo fra tutti Francesco Marilungo. Se c’è qualcosa da rimproverare riguarda scelte politiche e non tecniche. Per cui un plauso a Nuciari e al suo staff.
Come tutti gli anni, quando Veregra Street finisce rimane un po’ di tristezza, di malinconia. Manca quello stimolo a uscire, a vivere la propria città. Manca l’appagamento di vedere Montegranaro viva, vivace, piena di gente, piena di iniziative, una città in cui ci si diverte anche in maniera costruttiva. Manca il piacere di girare per Montegranaro e incontrare i propri concittadini, fare due chiacchiere, scambiarsi due pensieri. Ora si torna alla consuetudine, alle strade deserte, ai Montegranaresi chiusi in casa, a viale Gramsci desolato.
A volta viene nostalgia per quei mitici anni ’80, quando d’estate si andava a fare “due vasche” dietro le mura. Oggi dietro le mura ci si dà appuntamento per andare altrove. E, finita Veregra Street, via Gramsci diventa un parcheggio, la piazza un deserto, le vie del centro un luogo silenzioso pieno degli echi degli spettacoli circensi. Forse, con un po’ di buona volontà, potremmo rendere tutto migliore, riprenderci il nostro paese e farlo vivere, ricominciando a frequentarlo, a uscire la sera d’estate, a incontrarci, a parlare, a darci una pacca sulle spalle. Ma la televisione è più forte, Facebook non ne parliamo. Aspetteremo la prossima edizione di Veregra Street sperando che, intanto, Nuciari non si stufi.

Luca Craia

La minoranza della maggioranza che comanda e non comunica



Il peggior comportamento dell’amministrazione Mancini non è legato alla qualità amministrativa che pure, in certi casi, manca. Non è nemmeno collegato alle tante promessa fatte e disattese, alla mancanza di collegamento con la gente e, quindi, coi problemi reali del paese. Non ha nemmeno a che fare con una certa arroganza e presunzione, a quella puzzetta sotto il naso di chi pensa di avere la verità in tasca ma poi, alla prova dei fatti, questa verità non l’ha neanche vista passare. E non è nemmeno insita nelle continue mancanze di rispetto verso i cittadini di taluni esponenti anche di spicco che, imperversando sui social network, assumono comportamenti degni del peggior troll informatico.  Forse ha a che fare, ma neanche tanto, con il fatto di governare rappresentando una minoranza degli elettori e, quindi, costantemente soggetti ad una maggioranza di cittadini fortemente critica.
Il problema principale, però, che questa amministrazione vive è dovuto alla mancanza di democrazia interna. È riscontrato continuamente il fatto che le decisioni vengano prese a porte chiuse e da parte di tre elementi specifici di cui uno ci deve stare per forza in quanto sindaco, e gli altri due fanno e disfano in nome e per conto di una maggioranza che non partecipa e che è esclusa sostanzialmente da ogni scelta. Il Sindaco non sembra essere molto incisivo, l’assessore Perugini è molto preso dal lavoro da svolgere in Provincia e, conseguenza, a Montegranaro le scelte politiche le fa Ubaldi, il vicesindaco, con buona pace del resto della maggioranza, compresi Sel e Presidente del Consiglio che si trovano spessissimo a discutere in Consiglio questioni delle quali poco o nulla hanno saputo (ultima la nomina di Gaudenzi al CDA della farmacia).
La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: un paese amministrato in maniera raffazzonata, con un’ordinaria manutenzione inesistente, con scelte politiche a dir poco discutibili e frequenti imbarazzi in Consiglio. Intanto il maggior partito della “maggioranza”, il Pd, abdica a favore di un’organizzazione di destra, mentre la sinistra vera di Sel subisce in silenzio ogni tipo di insulto politico da parte degli alleati. Il gruppo di Ubaldi ha occupato mezzo Consiglio Comunale e dintorni, detta le condizioni e indica le politiche dell’amministrazione nonostante la componente più forte sia il Pd. Ma questo Pd è sostanzialmente senza una guida, senza una segreteria e senza, a quanto pare, una base. Ubaldi si rafforza in maggioranza giorno dopo giorno ma, mi pare, perde consensi nello stesso tempo e li fa perdere anche ai suoi alleati. Intanto Montegranaro attende ormai da oltre un anno di ripartire. Diciamo che, probabilmente, chi ha votato questa coalizione si poteva aspettare di più.

Luca Craia

Il silenzio dell’Imam



È stato scioccante vedere le crude immagini degli ultimi attentati di matrice islamica. È terrificante pensare che uno o più uomini possano giungere a questo grado di crudeltà. È incredibile pensare che non si possa più vivere sicuri in un mondo che credevamo fosse un villaggio da percorrere con tranquillità. La nostra epoca è contrassegnata da una crisi profonda che non riguarda solo l’economia ma che tocca tutti i valori ai quali in molti crediamo e che, con questi accadimenti terribili, vacillano fortemente.
Il terrorismo islamico ha un fondamento religioso, è inutile negarlo, quandanche questo sia solo un paravento dietro il quale nascondere ben altri fini. La matrice religiosa sta nella cultura che spinge a tanta crudeltà, nella forma mentis di chi cresce vedendo i diversi come nemici da abbattere con la massima crudeltà. È ovvio che non si può generalizzare e affermare che tutti gli uomini di estrazione culturale islamica siano violenti o pericolosi, anzi. Le prime vittime delle conseguenze del terrorismo musulmano sono i musulmani stessi, specie quelli che vivono nei Paesi occidentali, i quali subiscono il primo effetto di queste violenze: la diffidenza.
Però in questi giorni terribili chi ha responsabilità quantomeno spirituali ha taciuto. E sempre tace in queste tragiche occasioni. I capi spirituali islamici, che nel nostro occidente diventano anche punti di riferimento politici per gli immigrati di fede o cultura musulmana, sanno benissimo quali conseguenze la loro gente deve subire a causa degli atti terroristici compiuti nel nome del loro dio. Ciononostante non reputano necessario prendere le distanze e condannare in maniera ferma e decisa questi atti di estrema violenza, per lo più compiuti contro quell’occidente che li ha accolti e che gli dà di che vivere.
Prendono molte iniziative, gli Imam italiani, per cercare di far passare il concetto di Islam moderato. Ho visto nel mio paese l’Imam girare per le scuole, accompagnato dal Sindaco, per parlare coi nostri ragazzi e cercare di appianare differenze e diffidenze. Ho visto prendere iniziative di scambio culturale utilizzando cibo e tradizioni. Ho letto comunicati stampa la cui intenzione è promuovere l’integrazione. Ma l’invito è sempre rivolto agli occidentali e dice “accettateci”. Non vedo inviti rivolti a loro stessi con lo stesso tono, non vedo la parola “accettiamoli” riferita a noi occidentali.
Soprattutto, in questi giorni, non sento una voce di condanna di queste violenze. Non ho letto una riga che dichiari una forte presa di distanza. Non ci sono comunicati stampa, iniziative, aperture verso quell’occidente che ha aperto le porte e che ora è giustamente preoccupato. Non ci sono sforzi per tranquillizzare, non ci sono messaggi che dicono in maniera chiara e decisa “noi non approviamo”. Si dice che chi tace acconsente. Non voglio affermare questo, ma certamente chi tace preoccupa. E forse è il caso di prestare maggiore attenzione.

Luca Craia