venerdì 11 gennaio 2019

Don Vinicio ha ragione: il problema non è solo l’accoglienza, è la permanenza.


Don Vinicio Albanesi, noto nel Fermano come prete estremamente attivo nel campo dell’accoglienza agli immigrati, è diventato famoso nelle cronache nazionali coi brutti fatti di Fermo di un paio d’anni fa, quando un ospite da uno dei centri di accoglienza che gestisce fu ucciso durante una lite con un Fermano e il prete chiamò a raccolta tutto il mondo radical che si riunì a Fermo per sottolineare quanto fossero razzisti i Fermani.
Ogni volta che don Vinicio parla di immigrazione, accoglienza e welfare in generale, ho un sussulto perché la gestione dell’accoglienza, appunto, non è soltanto un’opera di carità ma anche un’operazione con una certa remuneratività. Per cui confesso che anche oggi, quando mi sono accinto a leggere un articolo del Corriere Adriatico che riportava una piccola intervista al sacerdote, ero piuttosto prevenuto. E invece devo dire che stavolta don Vinicio ha ragione, fermo restando che il suo punto di vista è quello di chi con l’accoglienza gestisce (legittimamente, ben inteso) anche un bel po’ di soldi. Ma il suo ragionamento non fa una piega.
In sostanza don Vinicio afferma che il problema dell’immigrazione (e già parlandone riconosce, forse per la prima volta, che abbiamo un problema con l’immigrazione, fatto di per sé nuovo e interessante) non risiede tanto nell’accogliere i migranti che giungono in Italia, che sia con barche, barconi pirati o a piedi o per altre vie, quanto nella loro gestione una volta accolti. Se è vero quello che dice don Albanesi, cioè che solo il 10% dei richiedenti asilo riesce a vedere riconosciuto lo status di rifugiato (e non ho motivo di dubitarne, ci credo, perché la maggior parte della gente che viene in Italia, molto probabilmente, non viene per scappare da guerre e carestie ma per il miraggio che trasmettiamo), rimane un buon 90% di migranti che sta qui e non si sa che sta a fare.
Il problema è, quindi, la permanenza, non tanto l’arrivo. Ed è un problema antico, come dice lo stesso don Vinicio, che parte da una politica sbagliata a partire dalle prime avvisaglie dell’invasione che avremmo subito da parte del sud del mondo. Solo che anche le politiche attuali, quelle del Governo di oggi, sembrano preoccuparsi più di bloccare il flusso migratorio, cosa assolutamente da fare, e molto meno se non per nulla di come gestire la gente che già sta qui. E la gente che sta già qui molto spesso sparisce dalle statistiche, non solo dalla circolazione, per poi magari tornarvi tra le righe della cronaca nera.
Il principio è molto semplice, e pare che anche don Vinicio non la pensi tanto diversamente: o ti integri o ritorni a casa. Ecco, mancano i meccanismi per riportare a casa chi non si integra, che invece rimane libero di circolare sul territorio, anche con un decreto di espulsione in tasca che vale quanto un kleenex, perché non ci sono le norme. E di questo non pare preoccuparsi nemmeno Salvini, molto più impegnato nel contrastare gli sbarchi, vuoi per un suo evidente modo di pensare, vuoi perché questo è molto più mediatico. Va bene fermare gli sbarchi, per carità, ma occupiamoci con urgenza di chi in Italia già c’è.

Luca Craia

giovedì 10 gennaio 2019

Cagli: uomo cade in strada e l’ambulanza non arriva. La preoccupazione di Marzia Malaigia per la sanità regionale.


Comunicato integrale

"Quanto accaduto in tarda mattinata a Cagli sta a dimostrare la inefficienza e l'inadeguatezza del nostro sistema di emergenza sanitaria". Interviene così il consigliere regionale Marzia Malaigia, dopo aver avuto una segnalazione su un grave fatto accaduto questa mattina nelle vie del centro di Cagli, dove un uomo, cadendo a terra, ha sbattutto violentemente la testa  subendo una forte emoraggia. "Sono stata contattata in maniera molto concitata da una donna che si trovava nel luogo dell'accaduto, che mi ha descritto attimi di forte preoccupazione dovuti all'assenza dell'arrivo di un mezzo di soccorso. Pur essendo infatti stati chiamati immediatamente i numeri dell'emergenza sanitaria – spiega la Malaigia - nessuna ambulanza che sarebbe dovuta partire da Calcinelli di Fano,  è riuscita ad arrivare sul posto, probabilmente poiché già impegnata in altri interventi. L'uomo è rimasto pertanto ferito e dolorante in terra, assistito solo da alcuni passanti, tra i quali due medici che l'hanno giudicato trasportabile con mezzi propri in ospedale, dove si è poi recato per le medicazioni necessarie. Evidentemente le ambulanze a disposizione – continua la Malaigia-  sono poche e non bastano a soddisfare tutti gli interventi; ipotizzando il caso di un infarto o di un'altra situazione grave del genere è bene ricordare che pochi minuti fanno la differenza per perdere o per salvare una vita. Il Presidente Ceriscioli - conclude il consigliere- piuttosto che proclamarsi paladino della giustizia dei diritti degli immigrati, stia piu' attento alle esigenze dei cittadini e ponga  in essere misure adeguate di assistenza e sicurezza per garantire appieno i diritti e la tutela della salute di tutti i marchigiani".

mercoledì 9 gennaio 2019

AVIS: una comunale con numeri straordinari. 1.155 volte grazie.


Comunicato integrale

Il Presidente Ermanno Vitali e Il Consiglio Direttivo dell’AVIS locale sono ben lieti di rappresentare una Comunale che è l’orgoglio della città e del territorio.
Nel corso del 2018, nonostante in alcuni giorni non sia stato possibile donare a causa della mancanza di medici, la Comunale di Montegranaro si conferma come una delle più vive di tutta la provincia, visto che nel 2018 vi sono stati 54 nuovi donatori ed essendo arrivata 1.155 donazioni, di cui 1031 di sangue e 124 di plasma, con una crescita di quasi il 22% rispetto al 2017 quando le donazioni furono complessivamente 947: numeri di assoluto prestigio che testimoniano quanto l’AVIS e soprattutto la cultura del dono siano radicati nei Montegranaresi.
Basti pensare che i numeri prestigiosi delle donazioni sono ancor più splendenti se solo si pensa che, rispetto alla popolazione residente, sono di quasi il 40% maggiori rispetto a quelli della Regione Marche e più che doppi rispetto a quelli della media nazionale: se l’Italia avesse i numeri di Montegranaro, l’AVIS passerebbe da 2 milioni di donazioni annue ad oltre 5,5 milioni. Che dire di più?
Brava Montegranaro e Forza AVIS
Vi sono però, in un bilancio così gradevole, delle nubi fosche all’orizzonte quali il rapporto con l’ASUR locale.
La cronica mancanza di medici, e soprattutto l’assoluta inerzia dell’ASUR di trovarne dei nuovi, sta decretando la chiusura di molti centri trasfusionali, tra cui quello di Montegranaro, in troppi giorni della settimana: da questo punto di vista l’atteggiamento dell’ASUR è una vera mortificazione, che non possiamo non censurare e condannare, anche per rispetto ai volontari ed ai loro sforzi.
Appare infatti schizofrenico da una parte chiedere ai donatori sempre maggiori quantità di sangue senza che i donatori stessi possano effettuare donazioni a causa della mancanza di personale medico: una così bella macchina del dono e di concreto aiuto verso il prossimo, quale quella dell’AVIS, rischia di rimanere ferma.