giovedì 8 novembre 2018

Congresso Regionale: il PD fa autocritica. Da Fermo arrivano le bombe.

Ci voleva il Congresso Regionale per far prendere coscienza al partito che governa le Marche di quanto sia stata inadeguata la sua azione politica fino a oggi. Ci voleva Petrini che, da Fermo, sparasse a zero sui “compagni” pesaresi e sulla gestione satrapistica del Presidente Ceriscioli. E, anche se l’attacco di Petrini è finalizzato a indebolire lo strapotere del nord nel tentativo di guadagnare il vertice regionale del partito, è comunque un attacco pesantissimo che forse nemmeno un avversario esterno avrebbe potuto approntare.
Petrini ci va giù duro e accusa, senza mezzi termini, il proprio partito di aver avuto grandi responsabilità nell’arretramento economico che la nostra Regione ha subito. “Eravamo fino a qualche anno fa la tredicesima regione d'Europa, oggi solo la Calabria tra le regioni italiane fa peggio di noi” pare abbia detto secondo il Corriere Adriatico. Ci dovrebbe essere un coro di amen a queste parole; il PD marchigiano, come del resto quello nazionale, non ha messo in campo nessuna contromisura per ammortizzare gli effetti di una crisi che, seppur pesantissima, poteva essere gestita piuttosto che ignorata. Invece si è andati nella direzione opposta, addirittura creando ulteriori difficoltà alle imprese, vedi l’accentramento delle camere di commercio, provvedimento a dir poco assurdo e autolesionistico.
La responsabilità più pesante è attribuita a Luca Ceriscioli e al gruppo dei Pesaresi, secondo Paolo Petrini, ma anche all’incapacità di imporsi del segretario uscente, il tolentinate Francesco Comi, succube dello strapotere del nord che nulla ha fatto per evitare che si continuasse ad “amministrare in modo slegato da una visione d'insieme del territorio”. Sul terremoto, Petrini morde i polpacci al Presidente: “se andiamo avanti così ci metteremo più di 20 anni a ricostruire”.
Non si può non essere d’accordo con l’ex onorevole fermano ora a caccia di una ricollocazione di peso come segretario regionale. Ma la domanda sorge spontanea, come diceva il maestro Lubrano: fino a oggi, Petrini, dove stava? Perché le problematiche che denuncia saranno anche sacrosante ma non sono nuove, erano sotto gli occhi di tutti da tempo: l’inerzia mentre il comparto industriale e manufatturiero si sbriciolava, l’accentramento al nord, lo scollamento dal territorio, la non gestione dell’emergenza terremoto erano così evidenti che parlarne diventava quasi monotono, scontato, ovvio. Eppure Petrini se ne accorge solo oggi. Eppure Petrini era in parlamento. Eppure Petrini poteva intervenire direttamente da Roma. Possibile che solo la voglia di prendere in mano il partito, per quanto legittima, gli abbia aperto gli occhi? Oppure li teneva chiusi volontariamente? Fatto sta che la sua presa di posizione è tardiva e, quandanche riuscisse nell’intento di scalzare i Pesaresi da Ancona, sarebbe comunque un chiudere la porta con i buoi non solo a spasso, ma già belli che macellati.

Luca Craia

Foto: Informazione.tv

mercoledì 7 novembre 2018

Lucentini fa crescere la Lega nel Fermano. Ma attento alla politica locale della clientela.


Ho letto con grande interesse l’intervista all’amico Mauro Lucentini di Lolita Falconi pubblicata oggi dal Corriere Adriatico, interesse derivante sia dal rapporto personale con un uomo che conosco da tempo ma anche dal fatto che reputo una cosa ottima per Montegranaro, a prescindere dagli orientamenti politici, avere un Montegranarese alla guida di una realtà così importante come può essere la Lega in questo momento.
Tornando ai temi trattati nell’intervista, non posso che trovarmi d’accordo con lui sull’analisi che fa sui temi della Provincia post-riforma e sul voto che si è svolto la scorsa settimana, regalandoci un ente vuoto e sostanzialmente ingovernabile. La provincia voluta da Renzi è un’entità inutile ma che ha delle competenze che non riesce ad assolvere, e questo può innescare meccanismi pericolosi per il territorio.
Lucentini disquisisce anche sullo strano comportamento di Forza Italia, in forte crisi di identità e carente di una leadership credibile sia a livello nazionale che locale. È un serpente senza testa, il partito di Berlusconi, e ora si aggira nei meandri della politica creando danni, come ha fatto a Fermo agevolando di fatto la vittoria del PD. È un comportamento che si ripeterà probabilmente anche nelle prossime amministrative per i comuni, dove quello che fu un grande partito potrà ancora giocarsi la carta del passato, in attesa della nuova attestazione elettorale che, prevedibilmente, lo vedrà enormemente ridimensionato.
Invece la Lega sta crescendo nel Fermano esattamente come a livello nazionale. Lucentini, molto in linea col pensiero di Salvini, si sta muovendo bene e sta portando un partito che, fino a pochi mesi valeva uno zero virgola, a essere forse il primo a livello locale. Ne abbiamo già avuto prova alle scorse politiche ma Lucentini deve stare attento perché le amministrative per i comuni sono ben diverse dalle elezioni nazionali. Qui entrano in campo fattori locali che possono cambiare di molto le prospettive, tra inaugurazioni dell’ultim’ora, i rapporti interpersonali tipici dei piccoli centri e una politica clientelare che tarda a morire e prevarica solitamente l’interesse collettivo.
Per questo motivo credo che il mio concittadino debba lavorare sodo in questi mesi che ci separano dal voto, perché le politiche locali del PD hanno prodotto risultati negativi esattamente come quelle nazionali ed è auspicabile una nuova visione del territorio e degli interventi necessari. Ma vincere sul PD, nel Fermano, non sarà facile.

Luca Craia

Gaudenzi confessa: non ho votato Perugini, ma gli voglio bene lo stesso. Un segnale?


A toglierci il dubbio, che in realtà ci stava togliendo il sonno, di chi avesse tradito Aronne Perugini non votandolo alle elezioni (si fa per dire) provinciali di Fermo, è arrivata una nota stampa di Paolo Gaudenzi, che ringraziamo per averci sollevato da questo fardello. Come ricorderete, io per primo sollevai la questione di chi, tra gli alleati montegranaresi, avesse negato il proprio voto all’ex presidente della Provincia.
Personalmente ritenevo potesse essere stato Beverati il quale, in realtà, qualche buon motivo ce l’avrebbe. Poteva anche essere stato Ubaldi, oppure Antonelli. Ma, senza scomodare Machiavelli, come invece sembra fare Gaudenzi, ho pensato che Beverati potesse avere più di un mal di pancia data la sua più che probabile trombatura alle prossime elezioni a favore del nuovo acquisto, o riacquisto, Andrea Franceschetti.
Invece Gaudenzi si assume la piena responsabilità della cosa. Ha votato, dice, un candidato di centro destra del territorio, preferendolo ai suoi compaesani. Atteggiamento curioso, il suo, perché le logiche, sempre senza scomodare Machiavelli ma rimanendo sui conti della serva, che ci piacciono di più, sarebbero state o di favorire l’alleato o di votare quantomeno un compaesano, in modo di dare un po’ di spessore al suo paese, Montegranaro.
Invece Gaudenzi ha preferito qualcun altro “del territorio” ma non di Montegranaro. Evidentemente, nelle sue priorità, il suo paese scende a livello leggermente inferiore rispetto al suo “orientamento culturale” che però non gli consente di votare quelli di destra ma del suo paese, per ovvi motivi.
Machiavelli, quindi, non lo scomodiamo, però personalmente non ci vedo chiaro e ritengo che invece questo sia un segnale che il nostro cronista sportivo prestato alla politica ha voluto dare ai propri alleati montegranaresi, un segnale che arriva probabilmente dal suo movimento politico, Liberi per Montegranaro, un segnale che non ha prodotto danni ma che, a pochi mesi dalle elezioni amministrative, pare dire: occhio che noi ci siamo, siamo fedeli, ma non fate scherzi. O forse è proprio un segnale diretto, per gli stessi motivi ma personalmente, al proprio mentore, Endrio Ubaldi, una sorta di non ti scordar di me.  
Poi magari sono fuori strada, magari Paolo mi dirà che sono in malafede ma, come diceva Andreotti, e non Machiavelli, a pensare male eccetera eccetera.

Luca Craia