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martedì 10 gennaio 2017

Gli irriducibili di Visso e le loro speranze



Sono rimasti in venticinque a Visso. Li chiamano “gli Irriducibili” e lo sono davvero. Ci sono allevatori, ma ci sono anche operai e impiegati che lavorano in zona e le cui attività ancora sono aperte, commercianti e semplici cittadini, come Christian, che ha deciso di restare nonostante le difficoltà perché vuole essere presente ogni minuto per non far morire la sua terra. È durissima, perché vivere in condizioni precarie, senza i comfort che diamo per scontati ma che lì sono venuti quasi tutti meno, con temperature che vanno dalle massime a -3/4 gradi a minime che arrivano a -17° è da temerari. Però ci stanno provando.
“Non vogliamo abbandonare la terra dove siamo nati ,siamo cresciuti e dove abbiamo ricordi” dice Christian, “ogni angolo del nostro paese per noi è importante, in ogni angolo del paese abbiamo un ricordo”. Ci vuole un grande amore per pensarla come lui, ma è proprio di amore che hanno bisogno Visso, Castel Sant’Angelo, Ussita, Castelluccio e tutte le frazioni dei Sibillini, per rinascere. Ci stanno provando, gli Irriducibili. Per ora hanno riaperto un negozio di telefonia, una tabaccheria, un negozio di alimentari, un bar, una gioielleria, un forno e un ferramenta. È un modo per non far morire il paese, magari comprando un container a proprie spese e mettendoci provvisoriamente l’attività, in attesa che lo Stato faccia il suo dovere. Chi aveva un’impresa è riuscito in molti casi a recuperare quasi tutto il materiale e conta di riaprire quanto prima, altri stanno producendo appoggiandosi in locali di amici, per il momento lontani da Visso ma con l’idea di ritornare.
Sono preoccupati, a Visso, perché il tempo passa e vedono pochi interventi. Ma, nello stesso tempo, sono speranzosi. “Per poter far rinascere il paese c'è bisogno di attività, di scuole e di popolazione” dice Christian, e pare che ci siano garanzie che, entro maggio si darà una sistemazione, per quanto provvisoria, a privati e attività. Intanto, però, è fondamentale la riapertura della Statale della Valnerina, altrimenti l’intera zona rischia di rimanere isolata. Hanno raccolto delle firme in una petizione per chiedere con forza che si intervenga sulla strada ma, al momento, è tutto fermo.
Anche nei paesi limitrofi, che sono interamente zona rossa, come Ussita e Castel Sant’Angelo, dove al momento resistono una decina di persone per ogni municipio, stanno cercando di tenere duro, di non abbandonare quelle terre magnifiche, di essere pronti a farle risorgere. Ma non possono farlo da soli, serve l’aiuto dello Stato e serve la solidarietà degli Italiani. Sono arrivati tanti aiuti da privati e associazioni, persino una casetta di legno, un forno, dei fusti con del gasolio. Gli Italiani sono fortissimi quando si tratta di essere solidali, anche con le solite polemiche e strumentalizzazioni.
Gli irriducibili, intanto, sono lì che cercano di mantenere viva la loro terra, la loro Visso. Lo fanno anche per noi, perché quello è un nostro patrimonio che non possiamo e non dobbiamo perdere.
                                                                
Luca Craia

sabato 31 dicembre 2016

Ricostruire senza progetto. Quale futuro in Valnerina?



A L’Aquila ci sono ancora undicimila sfollati, a otto anni dal terremoto che ha distrutto gran parte del capoluogo abruzzese. E L’Aquila, non me ne vogliano gli amici dei piccoli centri colpiti dall’ultimo terremoto, non è Ussita, Visso, Castelluccio. L’Aquila è un capoluogo di Regione, una città grande e importante, con una florida economia industriale. Eppure, dopo tanto tempo, siamo ancora in alto mare. Ci sono stato a L’Aquila, recentemente. Il centro storico è spettrale, anche con i tentativi di recupero in corso.
Eppure per L’Aquila c’era un progetto. Era un progetto brutto, malfatto, malpensato e mal realizzato. Ma c’era, fin dai primi giorni dopo l’evento. L’idea balorda di Berlusconi di realizzare le cosiddette “newtown” fu messa in campo quasi subito. Era un’idea completamente sbagliata. Ma c’era un’idea. Oggi, per i paesi del centro Italia distrutti dal sisma, a quanto pare non c’è nemmeno l’idea.
La strada è fondamentale per far rinascere un posto. Un luogo inaccessibile muore. La statale della Valnerina doveva essere liberata immediatamente. Sono passati due mesi dalla scossa e non si è visto nulla o quasi. Visso è isolata dalla parte Umbra. Come può rinascere Visso così?
Qual è il progetto per i paesi dei Sibillini? Vero, c’è un decreto, ma il progetto non si vede. Cosa si intende fare? Ce lo dicano. Il tempo passa e la ferita continua a sanguinare. E non mettono nemmeno i punti di sutura. C’è il grande impegno di Vigili del Fuoco, Protezione Civile e volontari, ma non c’è l’idea precisa di cosa fare. Ci sono le sparate dei vari Della Valle che vogliono portare l’industria in montagna, ma non c’è una proposta per far ripartire l’economia autoctona, che funzionava benissimo anche senza mettersi a fare le scarpe.
Vorrei fare un augurio agli amici di Visso, di Arquata, di Castelluccio, di Castel Sant'Angelo e di tutti i piccoli centri feriti dal terremoto: che il 2017 porti un progetto e che si parta immediatamente con la sua realizzazione. Fino a oggi, solo parole al vento.

Luca Craia                                                                                     

mercoledì 21 dicembre 2016

Visso nel Presepe. Il Presepe più bello.



È di un ragazzo di Visso che risiede a Roma, Francesco Carloni, e della sua famiglia il Presepe più bello dell’anno, secondo me, ovviamente. È un presepe domestico, realizzato in polistirolo ricreando con molta esattezza le sembianze di piazza Dei Martiri Vissani. La bellezza sta certamente nella realizzazione ma, soprattutto, sta nel vedere la piazza di questa splendida cittadina, così duramente colpita dal terremoto tanto da spopolarla quasi completamente, piena dei personaggi canonici del Presepe ma non solo: ci sono i pastori, i Re Magi, Gesù Bambino con Giuseppe e Maria, ma anche il pizzaiolo, l’ortolano dei sibillini, l’avventore del Bar Centrale. Sono riprodotte le botteghe con tanto di insegna, la chiesa, i portici illuminati. Una Visso viva, vivace come la ricordiamo e come ci auguriamo torni presto. È questo, in fondo, il regalo di Natale più bello per i Vissani e per tutti noi che amiamo questo posto magico: vederla di nuovo splendida come è sempre stata, vederla tornare la Capitale della Valnerina.

Luca Craia

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