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martedì 9 agosto 2016

Legalizzazione delle droghe: ci vogliono rubare anche l’intelligenza.



Lo si vede nella deportazione, perché di quello si tratta, degli insegnanti, costretti a questa spada di Damocle con ricorrenza annuale. Lo si vede dal depauperamento delle classi medio basse, operato scientemente lavorando su tariffe e servizi. Lo si vede dall’annullamento dello stato sociale, dalla sanità che passa dal “prevenire è meglio che curare” al “pagati le analisi se puoi sennò crepa”. Lo si vede dall’assenza totale di politiche per il lavoro. Lo si vede da una politica sull’immigrazione che non tutela né i migranti né gli Italiani ma fa solo gli interessi dei grandi potentati politico-economici (e a volte clericali).
Ma il disegno, il progetto ormai conclamato, di impoverire in ogni senso il nostro Paese è evidente anche sul lavoro che si sta facendo per indebolire le menti: penso alla scuola sempre più disastrata, al diritto allo studio calpestato, ai giovani costretti a cercare un futuro altrove. Però l’apice lo si sta toccando in questi giorni, col tentativo di legalizzare l’uso di droghe leggere.
La cannabis non è la cocaina, lo sappiamo. Non è l’eroina. Ma è una droga. È una droga che, mentre agisce, non fa pensare in maniera lucida. Non consente di ragionare su fatti concreti. Di fatto è una droga che annulla l’azione fisica e intellettuale. Credo che si stia cercando di rubare anche l’intelligenza agli Italiani, soprattutto ai più giovani. Un popolo povero, ignorante e obnubilato dall’uso di stupefacenti è il sogno di ogni dittatore. Stiamoci attenti.

Luca Craia