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domenica 29 gennaio 2017

Il Comune di Macerata smantella il “Museo di Prato”. Abuso di potere.



Chi non ha notato, scendendo da Macerata verso Sforzacosta, subito dopo il passaggio a livello, sulla destra, quella curiosa installazione di oggetti disposti con una certa cura e una certa logica lungo un terreno al margine della strada? Sono frutto della creatività di un personaggio maceratese molto conosciuto e rispettato, Franco Prato, ex vigile del fuoco, Cavaliere della Repubblica e uomo di grande estro. È un suo modo di comunicare, se vogliamo bizzarro, ma comunque una forma di espressione.
A molti quella curiosa esposizione di oggetti di uso comune, posti a dar mostra di sé come una testimonianza del nostro tempo, sembra abbia dato fastidio, tanto da far giungere in Consiglio Comunale un punto all’ordine del giorno, firmato dai consiglieri Maurizio Mosca e Paolo Renna, punto che poi il Consiglio ha approvato e a cui la Giunta ha dato esecuzione, per ordinare la rimozione di questi oggetti, rimozione che è già iniziata.
L’ordinanza non parla di “rimozione” bensì di un più morbido “contenimento progressivo”, termine piuttosto ambiguo che, secondo me, nasconde una violenza inaudita contro un libero cittadino e la sua opera. Perché, vedete, che piaccia o non piaccia, l’installazione di Prato è arte, è la forma di espressione di un uomo, per di più realizzata su una proprietà privata.
Quello che il Comune di Macerata sta operando è un autentico abuso, per quanto la legge lo consenta. È un modo coercitivo di limitare la libertà di espressione e costituisce un pericoloso precedente. Perché l’arte, per di quello parliamo, non può essere soggetta al gusto del potere e il potere non può distruggerla per il proprio gusto estetico. A me questa cosa fa un po’ paura.
                                      
Luca Craia