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giovedì 1 ottobre 2015

Grande successo di pubblico e politico per l’incontro con Amato sul gender



Foto Massimiliano Menghini

Non credo che l’intenzione di Viviamo Montegranaro, l’associazione politico-culturale che fa riferimento (o a cui fa riferimento) al gruppo consiliare capeggiato dall’ex Sindaco Gastone Gismondi, fosse quella di mostrare i muscoli, ma alla fine, complice anche l’atteggiamento ostile dell’amministrazione comunale, lo è diventata. Una prova di forza che rimarca come lo schieramento che ha guidato Montegranaro fino a due anni fa ha ancora un larghissimo seguito nella cittadinanza. Certo, il tema era di grande interesse e attualità e non si può affermare che tutti i presenti nella gremitissima sala dell’Officina delle Arti siano fedeli elettori di Gismondi-Lucentini-Zincarini ma, come dicevamo, la contrapposizione che il Sindaco in primis e la sua maggioranza hanno voluto evidenziare su questa iniziativa e sul tema gender in generale ha dato all’evento anche una valenza politica.
Ricordiamo infatti che il Comune non solo ha negato il patrocinio all’iniziativa, cosa perfettamente comprensibile quando politicamente non si condivide un’idea, ma ha addirittura chiesto il pagamento dell’affitto della sala mentre, francamente, poteva fare miglior figura ed evitare polemiche dannose concedendone l’uso gratuito. Così non è stato e non solo, grandi parti della stessa maggioranza hanno sprecato fiato e inchiostro per ribadire la loro contrarietà all’incontro. DI conseguenza, quello che poteva e doveva essere un evento puramente divulgativo e culturale è diventato una prova politica, dove l’opposizione ha dimostrato grande forza e presa sulla cittadinanza. Un elogio al Presidente del Consiglio Walter Antonelli che, ignorando probabili ordini di scuderia, è stato l’unico esponente di spicco della maggioranza e l’unica istituzione cittadina presente in sala. Un segnale? Forse, ma intanto è la prova che qualcuno in maggioranza pensa con la propria testa. Curiosa anche l’assenza di Ubaldi e i suoi, ideologicamente affini al tema trattato, che però hanno preferito rimanere nei ranghi.
Peccato, perché sarebbe stata una buona occasione per provare a distendere un clima, definito dallo stesso Sindaco, “avvelenato”. Partecipare a una conferenza su un tema complesso come la teoria gender non significa necessariamente essere d’accordo con le tesi espresse. Significa, piuttosto, avere un’apertura mentale tale da poter ascoltare ipotesi diverse dal proprio pensiero per arricchirlo e continuare a elaborarlo acquisendo nuovi dati. Invece noto, su questo argomento, una preclusione totale da parte dei cosiddetti “progressisti” che, in questo caso specifico (ma non solo) dimostrano una rigidità che contraddice la cultura democratica. E i nostri amministratori non si sono esentati da questa chiusura mentale.

Luca Craia