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domenica 16 febbraio 2014

Elkann, Della Valle e gli imbecilli che si inventano un lavoro



Le esternazioni del saggio Elkann, quello “intelligente” tra i due fratellini eredi della più grande fortuna italiana, opportunamente rintuzzate da Della Valle che interpreta sempre più il pensiero degli Italiani che pensano circa la Fiat, mi ricordano un docente di sociologia che ebbi la ventura di ascoltare. Questi affermava che, se uno non ha lavoro, se lo deve inventare, altrimenti non ha scuse.
Allora, vediamo: mettiamo che io abbia una buona idea, o almeno che reputi la mia idea sia buona. Per verificare se sia davvero buona o no l’unica strada è metterla in pratica. Quindi mi invento un lavoro. Per farlo, però, probabilmente ho bisogni dell’iscrizione a uno dei tanti ordini, sottordini, albi, elenchi e chissà cosa che esistono in Italia. Quindi devo fare qualche corso, probabilmente a pagamento. Una volta ottenuta l’attestazione che sono stato talmente imbecille da pagare un corso che non ti insegna nulla, mi iscrivo all’albo che mi interessa e alla Camera di Commercio. Pagando. Prendo la Partita Iva. Poi arriva l’INPS che mi dice: guadagni o non guadagni i contributi li devi pagare. E mi appioppa quattro rate da quasi 1000 € l’una. Evito di citare altre tasse, imposte, balzelli vari che pure ci sono.
Quindi, per inventarmi un lavoro e vedere se funziona, devo sborsare un bel po’ di quattrini. Lo Stato italiano non mi dice: provaci, vediamo come va, ti do due anni di tempo e se ingrani poi paghi le tasse. Lo Stato mi dice: tu intanto paga, poi se va ti rifai delle tasse e se non va pazienza. Allora forse si sta davvero meglio a casa.

Luca Craia