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mercoledì 2 luglio 2014

I Palestinesi ora hanno torto marcio. Senza alibi.



Hanno avuto tutto il tempo, il modo, il sostegno politico internazionale per poter far valere le loro ragioni. Non lo hanno sfruttato preferendo la lotta armata, la violenza, la delinquenza allo stato puro alla politica, alla trattativa, alla ragionevolezza. Eppure il Popolo Palestinese aveva tutti i diritti di essere sostenuto, ascoltato, compreso, e la loro causa era una causa giusta, da condividere. Uso il passato, perché oggi non è più così. Dopo anni di attentati, di guerra civile, di bombe, morti, fiumi di sangue, oggi l’ultimo capitolo, il rapimento dei tre ragazzi israeliani, innocenti, civili, rapiti vigliaccamente e uccisi ancor più vigliaccamente, segna definitivamente la parola fine sulle ragioni dei Palestinesi e ne sancisce, da oggi in avanti, il torto, li porta sulla parte sbagliata della storia, annulla ogni residua ragione, distrugge ogni motivazione di solidarietà. Perché oggi i Palestinesi hanno deciso di non volere più avere ragione, ma di volere essere considerati terroristi, assassini, delinquenti della peggior specie. Con questo non sto condannando un popolo. Sto condannando i leader di un popolo e una cultura che ormai condivide questo modo di agire come se fosse un modo di fare politica. Essa è solo violenza, non più giustificabile, non più giustificata. Oggi i Palestinesi hanno perso il diritto a chiedere giustizia per la loro causa perché si sono dimostrati sanguinari, ottusi, criminali quanti chi era ed è il loro nemico. La causa palestinese è persa per tante ragioni. Ma è persa, oggi più che mai, per causa dei Palestinesi stessi.

Luca Craia