A volte ripenso agli anni di Radio Veregra come a qualcosa di miracoloso, unico e irripetibile. Non solo perché sono stati meravigliosi, spensierati e divertentissimi, ma anche perché quell’emittente era il simbolo di un modo di aggregarsi che oggi non sarebbe più possibile, sia per le leggi diventate molto più restrittive, sia perché siamo cambiati noi.
Sono entrato a Radio Veregra nel 1982. Me lo ricordo come fosse ieri: chiesi all’amico Mauro Raparo, un po’ più grande di me e tra i fondatori della storica emittente, se c’era possibilità di fare una trasmissione basata sul hard rock e l’heavy metal. Nel 1982, dalle nostre parti, a seguire certa musica eravamo davvero in pochi e l’idea era di fare un programma destinato a quei pochi, una cosa di nicchia. Mauro fu inizialmente perplesso ma, alla fine, decise di darmi una possibilità. Disse: “devi fare un po’ di tirocinio, presentati in radio domani”.
Il giorno dopo io e Uliano, mio socio in questa avventura come in tante altre, ci presentammo in via Enzo Bassi dove Mauro ci mise al lavoro nello studio 2, solitamente utilizzato per registrare e, all’occasione, da campo di addestramento per nuove reclute. Il nostro, di addestramento, durò un paio d’ore: dopo averci spiegato il funzionamento della strumentazione (cosa che conoscevo in quanto ne avevo di simile a casa), ci fece registrare una simulazione di programma. Finita le registrazione la volle ascoltare. Si fermò dopo il primo brano, For Those About to Rock degli AC/DC dicendo che le voci andavano bene ma quella tutto era meno che musica. Comunque iniziammo a trasmettere il giovedì successivo, alle 18,30. E da quel momento non smisi mai per dieci fantastici anni.
L’aggregazione, dicevo: Radio Veregra nasce nel 1977 come radio libera, tra le prime nelle Marche a gestire quel buco legislativo che permise la nascita di una costellazione di piccole emittenti radiofoniche a carattere estremamente locale che sono state un patrimonio culturale unico sia per la diffusione delle nuove tendenze musicali, sia per fare cultura alternativa a quella di Mamma Rai, sia per gettare le basi di quella radiofonia moderna che oggi le ha sostituite. Ma è anche da queste radio che nasce la nuova televisione e un sistema di comunicazione veloce, semplice, di grande approccio col pubblico. Pensate ai vari Gerry Scotti, Amadeus o Fiorello che sono nati tutti facendo radio.
Tornando all’aggregazione, Radio Veregra la facevano i giovani di Montegranaro. Era una forma di volontariato, in qualche modo, perché ci veniva riconosciuto un ruolo di divulgazione sociale ma soprattutto di sostegno per le persone sole, per chi lavorava in casa tutto il giorno, per chi non aveva nessuno con cui parlare. C’era la radio, c’era la possibilità di telefonare, parlare con qualcuno e, a volte, parlare anche in diretta. I ragazzi che facevano questo piccolo servizio erano di tutte le estrazioni sociali, di tutti i credi politici, di tutte le matrici culturali. C’era confronto, a volte c’era anche lo scontro, ma si collaborava tutti insieme, sia quando c’era da trasmettere sia quando c’era da improvvisarsi elettricisti, muratori o imbianchini. Per noi tutti Radio Veregra era casa, era una famiglia, era un luogo dove fare cose incredibili, immaginarsi grandi deejay o grandi giornalisti, poter dire quello che pensavamo in libertà, condividere quello che ci piaceva.
Raccontarlo oggi, come dice Francesco De Gregori, non sembra neanche vero, ma era questa la forza di Radio Veregra. E oggi non si potrebbe più fare, perché la lagge non consente di mettere insieme tutti quei ragazzi senza pagarli, senza assicurarli contro gli infortuni, senza inquadrarli in qualche modo. Ma soprattutto non sarebbe possibile perché oggi siamo tutti soli, siamo tutti isole che comunicano tra loro da lontano con i mezzi moderni ma che non si toccano, non interagiscono come persone. E a Radio Veregra, prima di tutto, si interagiva, si collaborava, si condivideva. Robe di tanti anni fa.
Luca Craia
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