lunedì 24 maggio 2021

Caro Presidente, non è stato un incidente.


No, Presidente Mattarella, non si è trattato di un “tragico incidente”, si è trattato di una strage. Sa come funziona, Presidente? Funziona come quando c’è una buca sulla strada, una buca piccola, che diventa sempre più grossa, e indica che la strada è rovinata, che bisogna ripararla, perché sennò qualcuno può farsi male. E l’ente preposto, dopo giorni, settimane, mesi in cui la buca sta lì come una trappola, decide di intervenire e ci spalma sopra una bella toppa, che durerà qualche mese e poi lascerà che la buca si riapra e che la trappola riprenda a minacciare la gente che ci passa sopra. È la stessa cosa, Presidente. È la stessa incuria con cui si tiene tutto il Paese, le strade, i mezzi pubblici, le linee elettriche, gli acquedotti, le linee telefoniche e le connessioni digitali. In Italia è tutto approssimativo, lasciato al caso.

È la stessa approssimazione con cui ci dicevano di andare a mangiare la pizza quando stavo scoppiando una pandemia che ha ammazzato un sacco di gente. Se lo ricorda, Presidente? Lo stesso pressappochismo che ha fatto crollare il Ponte Morandi, che ci fa fare il segno della croce ogni volta che passiamo sopra un viadotto, che manda a sbattere i treni, che fa affondare le navi, che ci fa comprare mascherine inidonee, che fa morire gli operai divorati dalle macchine o schiacciati o precipitati. Siamo tutti un po’ fatalisti, Presidente, in questo Paese, e molti sono disonesti, preferiscono il guadagno alla sicurezza, il denaro alla vita delle persone. Improvvisiamo, che vuoi che sia, che succederà mai? Ci proviamo, che sarà mai?

Eppure siamo un popolo così estroso, con così grandi potenzialità. Abbiamo una genialità assoluta in quasi tutto quello che facciamo, e quando vogliamo essere i migliori lo sappiamo essere. Io penso, Presidente, che sia un fatto culturale: siamo abituati così, tanto non controlla nessuno e se controlla lo facciamo ragionare, si dà un po’ d’olio al meccanismo. Le leggi sono tante, troppe, sono confuse, si contraddicono e ogni magistrato se le può interpretare come vuole, e alla fine i colpevoli non si trovano mai. Diventa facile, così, essere fatalisti, prendersi qualche rischio per guadagnare di più, dimenticarsi un controllo, utilizzare un materiale scadente, disattivare un sistema di sicurezza. Poi capitano le tragedie. Che non sono incidenti, però, caro Presedente. Proprio per niente.

 

Luca Craia

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