martedì 6 aprile 2021

L’Aquila è colpa nostra.

 

Dodici anni fa crollava L’Aquila. Crollavano i paesini intorno. Crollava un mondo fatto di vita quotidiana, di studenti, di impiegati, di una città particolarissima incastonata nel cuore dell’Appennino con il monte più bello, il Gran Sasso, a farle da muro maestro contro le intemperie che vengono dal mare. Una città crocevia di strade e di culture, in cui si parla un dialetto che non è abruzzese e che non è laziale, una città in cui fa un freddo becco ma non nevica quasi mai, una città bellissima, antichissima, ricchissima di tradizioni e proiettata al futuro.

A L’Aquila, dodici anni fa, è venuto giù il mondo, e venendo giù ha ucciso persone e distrutto vite, le vite delle vittime ma anche delle loro famiglie. E il mondo è venuto giù per delle colpe precise, per l’avidità, l’incompetenza, la disonestà e il pressappochismo. A L’Aquila, dodici anni fa, la natura ha dato una terribile lezione che nessuno ha imparato, perché si continua a fare così, a rubare, a fare la cresta in barba alla sicurezza, a fregarsene della vita degli altri in nome del profitto. A L’Aquila, più che in ogni altro terremoto dei tanti che affliggono questa terra magnifica e volubile, non è stata la terra che si scuoteva a uccidere, è stato l’uomo.

Ora L’Aquila sta risorgendo, piano piano, passetto passetto, con le lungaggini italiane, le passarelle dei politico, gli sciacalli mediatici e il fancazzismo dei burocrati. Nonostante tutto L’Aquila risorge. Nonostante noi, noi che non impariamo, noi che continuiamo a fare gli stessi sbagli ogni volta e ogni giorno. Perché ci sono responsabilità al vertice ma ce ne sono anche alla base. Perché il vertice ha la base sotto, altrimenti cascherebbe. La base del nostro vertice siamo noi, popolo di imbambolati, di tifosi della politica, incapaci di critica costruttiva, sempre pronti ad azzannarci per l’osso lasciando la carne a chi la divora sul tavolo del potere che gli diamo noi. La colpa di quanto è successo a L’Aquila dodici anni fa, e di quello che è successo prima, e di quello che è successo dopo e di quello che succederà ancora è anche nostra, soprattutto nostra.

 

Luca Craia

 

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