martedì 2 marzo 2021

Riflessione sul Covid Center di Civitanova Marche del dottor Walter Antonelli

 

Gli ospedali di Fermo, Macerata e l’INRCA di Ancona sono ormai in balia di focolai Covid, di fronte a questa drammatica situazione sento un richiamo fortissimo, un misto senso del dovere e d’indignazione civile per cui vorrei ritornare sul tema Covid Hospital di Civitanova Marche, struttura sulla quale io avevo delle perplessità mentre i fan di Ceriscioli e Bertolaso la esaltavano. Ho usato il termine di fan che potrebbe sembrare improprio perché questo gruppo di persone, erano favorevoli a prescindere e poco inclini a valutazione sulla base dei fatti. Il gruppo dei perplessi a tale struttura era costituito prevalentemente da operatori sanitari, anche se non mancavano rappresentanti politici come Alessio Terrenzi, sindaco di Sant’Elpidio a Mare, mentre i favorevoli erano quasi solo rappresentanti politici. Alla base dei miei dubbi vi era che, verosimilmente, tale struttura non avrebbe liberato gli altri ospedali dal rischio di contagio perché anche i pazienti Covid afferivano ai loro Pronto Soccorso, inoltre l’attivazione del Centro Covid avrebbe gravato soprattutto sul personale dell’Area Vasta 3 di Macerata.

I drammatici fatti confermano, in toto, tali perplessità, ormai non vi è reparto o servizio negli ospedali che avrebbero dovuto essere Covid free, che non abbia avuto focolai d’infezione, coinvolgenti personale e pazienti. La struttura si regge in modo preponderante sul personale dell’Area Vasta 3 di Macerata e un modulo resta chiuso per mancanza di personale. I fautori del Covid Hospital affermano che per fortuna vi è tale struttura pienamente utilizzata, come se i critici avessero proposto il nulla. Creare delle strutture collocate lungo tutto il territorio regionale non mi sembra il nulla, magari in strutture sottoutilizzate come gli ospedali di Recanati, Chiaravalle, Pergola ecc., dove inviare tutti i pazienti con sintomi riconducibile ad una possibile infezione da Covid, avrebbe ridotto il carico dai Pronto Soccorso delle strutture che dovevano essere free Covid, nelle quali, comunque, non si sarebbe abbassata l’attenzione al triage per evitare contagi, avrebbero permesso di annullare o almeno ridurre i focolai Covid negli ospedali non Covid. Questo avrebbe permesso agli operatori di seguire le altre patologie importanti quali quelle cardiovascolari o oncologiche.

Il personale per le strutture Covid doveva essere trovato attraverso nuove assunzioni e soprattutto attraverso l’accorpamento di Unita Operative omogenee. I detrattori di questa ipotesi affermavano che i tempi di preparazione nelle strutture ospedaliere sotto utilizzate sarebbero stati lunghi, ma sono smentiti dai fatti. La trasformazione della struttura ex malattie infettive di Macerata, avvenuta in tempi brevi, ne è una riprova. Giacché gli ospedali sopra citati erano nelle condizioni di tale struttura, se non migliori, non ci sarebbero state lungaggini. Altri chiamavano in causa le normative sulla quale si regge la gestione delle strutture ospedaliere, dimenticando che il Covid Hospital di Civitanova Marche presenta le stesse problematiche a cui vanno aggiunte quelle di tipo urbanistico, che lo stato di emergenza sana. Le due soluzioni si differenziano perché il Centro Covid di Civitanova andrà smantellato per ridare alla struttura la destinazione fieristica, mentre le strutture ospedaliere rimarrebbero disponibili, con un minimo di manutenzione, per eventuali future necessità, mentre gli strumenti diagnostici potrebbero essere usati per ridurre le liste di attesa. Vorrei ricordare a chi ha poteri decisionali in sanità che ogni scelta nel bene e nel male ha ricadute in termini di sofferenze e lutti.

 

Walter Antonelli

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