venerdì 26 febbraio 2021

Le elezioni e i patrioti una volta ogni 5 anni.

 

Arrivano le elezioni e tutti scoprono un’improvvisa quanto incontenibile passione civile che li spinge a battersi a petto nudo per il bene comune. Capita ogni cinque anni o anche prima, quando a qualche sindaco, per esempio, salta lo sghiribizzo di mandare per aria baracca e burattini e mandarci a votare anzitempo.

Così vediamo gente che fino a ieri vendeva polizze di assicurazione, o progettava giardinetti, o faceva le scarpe per qualcuno e non a qualcuno, diventare strateghi politici di finissimo livello, e personaggi di cui ignoravamo l’esistenza che si propongono come salvatori della patria. Vediamo sorgere movimenti e partiti, cresce il senso civico, cresce la voglia di fare, si affacciano nei paesini i segretari provinciali, regionali, qualche volta pure quelli nazionali per darci le soluzioni ai nostri problemi, per indicarci la strada. Tutti si interessano a noi cittadini, tutti ci vogliono dire come salvarci.

 E ogni volta mi pongo la stessa domanda: ma tutta questa gente, nel quinquennio precedente (o nei mesi precedenti alle elezioni anticipate) come faceva a contenere tutto quest’impeto di immolarsi per il prossimo? Come faceva a tenere a freno questa irresistibile spinta a occuparsi della comunità, dove teneva nascoste tutte queste proposte intelligenti, tutte queste soluzioni? Eppure per darsi da fare per il proprio paese di modi ce ne sono tanti, e ci sono sempre, anche se non si vota.

E allora propongo di votare ogni sei mesi. Sarebbe un bel modo per far crescere il senso civico, perché la gente, invece di parcheggiare sui marciapiedi, cominci a parlare di educazione, o invece di raccontare barzellette si adoperi per il prossimo, o invece di marciare a passo dell’oca occuparsi della propria comunità. Bisogna votare continuamente, così tutto quest’impeto avrà un senso, una ragione, una spiegazione. Perché io proprio non me lo spiego, quest’impeto.

 

Luca Craia

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