Sapete perché il parroco della Parrocchia del SS. Salvatore si chiama “pievano”? Perché era il rettore della pieve, appunto, del SS. Salvatore. Della pieve, purtroppo, sono rimaste poche tracce, il bellissimo portale murato e una cappella affrescata non visibile al pubblico. E anche il Pievano non è più propriamente tale, in quanto don Sandro, attuale parroco, è parroco dell’intera Unità Pastorale, quindi non esattamente “il pievano”. Nonostante questa sottigliezza, che mi serve da pretesto, lo confesso, per introdurre un discorso più pratico, don Sandro e l’Unità Pastorale si stanno adoperando per riaprire la chiesa di San Francesco, attuale sede della Parrocchia del SS. Salvatore.
San Francesco è chiusa dal terremoto del 2016 in
quanto ha subito danni, anche se non ingentissimi, che ne pregiudicano la piena
sicurezza. Pertanto è necessario intervenire con dei lavori di ristrutturazione
e miglioramento sismico il cui costo si aggira intorno ai 120.000 Euro. Di
questa cifra, metà sarebbe disponibile tramite i fondi dell’8 per 1000 (il
tanto vituperato 8X1000). L’altra metà, però, non c’è, né può la Parrocchia
accollarsene l’importo in quanto già in difficoltà con i costi correnti e i
mutui preesistenti (ne abbiamo parlato a suo tempo). Per questo motivo l’Unità
Pastorale ha deciso di chiedere aiuto alla Comunità di Montegranaro, facendo
leva sulla nota generosità dei Montegranaresi. Si badi bene: parlo di comunità
e non di fedeli, in quanto la chiesa di San Francesco è patrimonio cittadino,
sia di chi crede che di chi non crede, perché è la nostra storia, il cuore del
centro storico, il fulcro della vita del paese antico e luogo di coesione
sociale fondamentale.
Proprio in funzione di questa importanza culturale e
sociale che la chiesa riveste per Montegranaro, credo che, oltre ai cittadini
che sicuramente non mancheranno di dimostrare la loro generosità nonostante il
periodo molto difficile per tutti, anche il Comune di Montegranaro dovrebbe
fare la sua parte. San Francesco non è solo il magnifico portale di cui parlano
“gli esperti” del Comune: al suo interno ci sono tele preziosissime, come il
Battesimo di Gesù, opera di ignoti, e la magnifica Crocifissione cinquecentesca
di Luca Stilo, dono della Famiglia Bisacci, nonché di testimonianze storiche
notevolissime, come le lapidi relative ai Conventati e a Giacomo Cola. Questa
preziosità culturale e, ovviamente, turistica del tempio va a unirsi al rilievo
sociale che dicevamo sopra. È per questo che un’amministrazione comunale
oculata, lungimirante, nonché sensibile alla realtà sociale che amministra, non
dovrebbe nemmeno attendere che qualcuno lo chieda ma interverrebbe
immediatamente facendo la sua parte.
Luca Craia
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