sabato 22 agosto 2020

Terremotati che si candidano. Si prova a cambiare registro da dentro il sistema


Trovo sia un ottimo segnale, il fatto che ci siano diversi terremotati che hanno avuto la possibilità di candidarsi per le elezioni regionali delle Marche. Li conosco, conosco il loro impegno incessante in questi anni di lotte per non essere dimenticati, conosco la loro tenacia e l’amore che hanno per la loro terra martoriata. Di terremotati che ancora lottano ne sono rimasti pochi: il tempo, la sordità della politica, il muro di gomma costruito intorno al cratere per lasciare le cose come stanno ha fatto desistere tanti don Chisciotte improvvisati, tanti avventurieri in cerca di fortuna, qualcuno dei quali la fortuna l’ha anche incontrata. Quelli rimasti sono terremotati veri, come è vero l’impegno che mettono nel continuare a lottare.
Qualcuno sta provando a delegittimarli, qualcuno vuole insinuare il dubbio che anche loro vogliano approfittare del terremoto per crearsi una carriera, un mestiere come hanno fatto parecchi opportunisti operosi e politicizzati fin da sempre. Credo che sia meschino, questo tentativo di sminuire il loro ultimo tentativo di fare qualcosa. Qui si tratta di provare a entrare in quelle stanze dove, fino a oggi, non solo non si è fatto nulla ma si è ostacolata ogni iniziativa, affossata ogni volontà di ripartire. Per farlo devono essere eletti.
E qui la comunità terremotata, se esiste, deve dare prova di sé. Qui i terremotati dovrebbero riporre il credo politico, i campanilismi sterili e gli interessi personali per produrre qualcosa di concreto, per creare una vera rappresentanza politica dei loro interessi. È un’occasione da non sprecare. Io, i nomi di questi terremotati candidati non li farò, sono noti, non serve. Però mi sento di esortare chi vive nel cratere e vota a pensare bene e a valutare la possibilità di mandarli ad Ancona, di mandare in Consiglio Regionale qualcuno che li rappresenti sul serio.

Luca Craia