mercoledì 26 agosto 2020

La civiltà dei soldi e i poveri che non capiscono o si accontentano.


Il posto che ho fatto su L’Ape a proposito di Briatore mi ha offerto uno spaccato umano meraviglioso. Per chi non lo avesse letto, nel posto stigmatizzavo il fatto che Briatore è ricoverato presso un reparto VIP, evidenziando le differenze sociali che esistono anche nella malattia e nella morte. L’incipit partiva dalla mia antipatia per il soggetto che però non mi impediva di provare vergogna per coloro che, anche nella malattia, trovano da scherzare quando non da augurare il peggio.
Da lì sono partiti i commenti, i più disparati, da chi si lancia in ragionamenti per me incomprensibili (ma ha preso un paio di like, quindi si vede che c’è gente le cui sinapsi funzionano nella stessa maniera) inserendo nel ragionamento su Briatore il Vaticano e gli immigrati, proseguendo con chi ha letto solo l’incipit e solidarizza con me sull’antipatia per il Brianzolo o con il Brianzolo contro di me perché lo trovo antipatico, per finire con quelli che precisano che Briatore non ha il covid ma la prostatite o un tumore non so dove, come se, in definitiva, ce ne fregasse qualcosa. Si parlava d’altro.
La perla è stato il commento che ho letto stamattina, scritto da un’insegnante di Macerata, che esordisce definendo il mio post un articolo (fa l’insegnante ma non distingue un post da un articolo, chissà se ha mai letto un giornale) e classificandolo come “miserabile”. La signora il mio post, in realtà, lo ha capito, ma mi contesta il fatto che io lamenti la disparità di trattamento tra ricchi e poveri. Il concetto è che uno i soldi, se ce li ha, li spende meglio che può, come faceva Agnelli che si faceva cambiare il sangue (sic). Insomma, se puoi comprarti la Lamborghini, dice la professoressa che insegna ai nostri ragazzi l’educazione e ne fa la classe dirigente del futuro, perché vai in giro in Panda? In sostanza, se hai i soldi ti curi con le cure migliori, se sei un poveraccio, ti accontenti di quello che passa il convento. E tutto questo è assolutamente normale, miserabile io che non lo accetto.
Mio padre e mia madre sono morti di cancro a distanza di pochi mesi l’uno dall’altro. Abbiamo fatto tutto il possibile per curarli, ma non ce l’abbiamo fatta. Abbiamo seguito i protocolli standard, ci siamo fidati del sistema, nessuno ci ha detto che potevamo comprarci la Lamborghini, forse perché era evidente che non potessimo permettercela. Magari, con la Lamborghini, sarebbero morti uguale, ma con qualche sofferenza in meno e durando un po’ di più. Chissà, non lo saprò mai, perché io la Lamborghini manco me la sogno. Attenzione, non è invidia la mia, non facciamo confusione: il mio è desiderio di equità, perché un conto è comprarsi la macchina, e a me sta bene pure la Panda, un conto è la salute e la vita dell’essere umano, che non può e non deve avere distinzioni di trattamento.
Spiace che esistano persone come queste, che arrivano a darti del miserabile per aver espresso il tuo pensiero che non combacia col loro. Spiace come ragionano, perché con questo pensiero addio solidarietà sociale, addio equità, addio giustizia. Spiace che, come in questo caso, abbiano ruoli educativi. La signora in questione mi ha incuriosito e sono andato a dare una sbirciatina al profilo. La professoressa, tra diverse amenità, qualche mese fa, si doleva del fatto che il covid non avesse sterminato i Cinesi come i Cinesi sterminano i cani durante il famigerato festival. E la chiudo qui.

Luca Craia